Il Commento

“Sono i valori della Croce
a ridare umanità al mondo”

Pubblichiamo di seguito un intervento di Don Francesco Armenti, diacono, giornalista, scrittore e postulatore per le Cause dei Santi.

In molti hanno visto nei corpi dei bambini, giovani, anziani e donne morti sulle coste di Cutro, in Calabria   i nuovi crocifissi di oggi. E purtroppo la terra, oggi più di ieri, è disseminata di questi crocifissi. Le migliaia di persone che hanno partecipato alla Via Crucis di Steccato di Cutro  hanno  denunciato che quei morti innocenti sono la «carne di Cristo» crocifissa dalle chiusure dei poteri, delle legislazioni, degli egoismi e individualismi e dall’indifferenza anche de cristiani.  Le luci che illuminavano la spiaggia di Steccato di Cutro illuminano la verità della Croce, simbolo cristiano ma anche richiamo a verità etiche e laiche universalmente valide.

Il filosofo Nietzsche  affermava che «La fede nella croce assomiglia straordinariamente a un continuo suicidio della ragione». Si può concordare solo in parte con il filosofo “mangiapreti” perché amare come Cristo, amare annientando sé stessi e donando gratuitamente la propria vita è illogico per il mondo. Ma la ragione umana vive e si realizza in pieno quando va oltre sé stessa aprendosi all’altro, aprendosi alle «ragioni del cuore che la ragione non conosce» (Blaise Pascal).

Occorre rimettere anima nella politica, nell’economia, nella finanza, nella fede stessa  con una ragione illuminata dal cuore. La Croce, quindi, può essere assurta a “bandiera laica e universale” perché nel mondo torni l’umanità, l’uguaglianza, la dignità, l’accoglienza e l’amore.

Lo pensava anche un ebrea atea come Natalia Ginzburg che sul quotidiano comunista “L’Unità” del 22 marzo 1988 scriveva: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace.  È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. […]  Il crocifisso è simbolo del dolore umano.  La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte.  Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.  Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.  È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti.  Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. […] Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”.  Sono la chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo».

Don Francesco Armenti

 

More Articles by the Same Author: