Ontario

Si decide il futuro dell’Ontario, ora la parola passa agli elettori

TORONTO – Venti partiti, quattro dei quali con reali chance di entrare in parlamento, 727 candidati con una casacca partitica, 41 indipendenti in corsa per i 124 seggi a disposizione. Sono questi i numeri del voto provinciale 2025, con gli elettori chiamati a rinnovare l’assemblea parlamentare provinciale e, contemporaneamente, a scegliere il governo dell’Ontario per i prossimi quattro anni. I seggi apriranno questa mattina alle 9am e si potrà votare fino alle 9 di sera. A partire da quell’ora, arriveranno i primi exit poll, seguiti dai dati ufficiali di Elections Ontario.

I rapporti di forza. Ma qual è la situazione ai nastri di partenza? Alle ultime elezioni provinciali del 2022 il Progressive Conservative guidato da Doug Ford conquistò 83 seggi, superando abbondantemente la soglia dei 63 eletti che garantiscono la maggioranza assoluta a Queen’s Park. Tre anni fa il PC raccolse 1.919.905 voti, pari al 40,8 per cento.

L’Ndp dell’allora leader Andrea Horwath non andò oltre 1.116.383 preferenze – 23,7 per cento – che si tradussero in 31 deputati, mentre il Partito Liberale guidato da Steven Del Duca vinse solamente in 8 circoscrizioni, con 1.124.065 voti (23,9 per cento). I Verdi di Mike Schreiner, infine, conquistarono un seggio con 280.006 voti (5,9 per cento). Alla dissoluzione di Queen’s Park i rapporti di forza sono rimasti pressoché invariati, con alcune oscillazioni dovute a dimissioni e conseguenti elezioni suppletive: PC con 79 deputati, Ndp 28, liberali 9, Verdi 2 e 6 indipendenti.

Sondaggi e voto strategico. In questa campagna elettorale abbiamo assistito a una dinamica ben precisa, che si è consolidata con il passare delle settimane. Il premier uscente Ford resta il candidato da battere, nettamente in testa, con la leader liberale Bonnie Crombie distaccata di una quindicina di punti percentuali e quella dell’Ndp Marit Styles ormai fuori dai giochi. E questo, secondo un sondaggio della Nanos pubblicato ieri, potrebbe favorire il fenomeno del voto strategico: in un determinato seggio, cioè, dove il candidato che rappresenta la prima scelta non ha alcuna possibilità di vincere, l’elettore potrebbe esser orientato a votare per la propria seconda scelta, favorendo quindi il travaso di voti dai neodemocratici ai liberali. Secondo Nanos, 3 elettori su 10 sarebbero pronti a farlo e questo rappresenterebbe ovviamente una cattiva notizia per Ford. Resta da capire che tipo di incidenza avrà davvero il voto strategico e se il suo peso sarà alla fine in grado di sovvertire i rapporti di forza tra i partiti in corsa.

L’incognita affluenza. Un’altra incognita è rappresentata dall’affluenza, che potrebbe essere bassissima. Nel 2022 votò il 44,06 per cento degli aventi diritto, con un calo del 12,6 per cento rispetto alla precedente tornata elettorale.

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