Cultura

Il film all’italiana: “Last night of Amore”

TORONTO – Il movimentato thriller d’azione del regista Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino è elegantemente ambientato a Milano e si rifà ai thriller italiani degli anni ’70, un decennio in cui i film di questo genere erano comunemente chiamati “Polizieschi”. Basti pensare ai film italiani di sfruttamento del crimine, fortemente influenzati da film americani come Bullit, Mean Streets o Death Wish, solo per citarne alcuni. Mentre “Last Night of Amore” è meno emulativo dei suoi predecessori, l’uso del 35MM da parte di Di Stefano evoca la tradizione più grintosa del cinema italiano – accentuata soprattutto dalla mancanza di moderne telecamere 360 portatili, droni e CGI.

Durante la proiezione del film a Berlino lo scorso anno, il regista ha confermato il suo approccio “molto italiano” al cinema, nonostante i suoi primi due film fossero produzioni in lingua inglese e spagnola. “Last Night of Amore” è infatti la prima produzione italiana di Di Stefano. Ma l’influenza italiana, come afferma, può essere fatta risalire alla sua carriera di attore, avendo recitato per autori come Marco Bellocchio ne “Il Principe di Homburg”, Dario Argento ne “Il Fantasma Dell’Opera” e più recentemente per Ferzan Ozpetek in “ Cuore Sacro”.

Il titolo del film si rifà al nome del protagonista – Franco Amore – e mentre il pubblico potrebbe erroneamente aspettarsi una storia intrisa di romanticismo, c’è una trama d’amore al centro di questo film di Heist.

Il rispettato tenente di polizia Franco Amore è sul punto di andare in pensione, ma non prima di aver avuto dei guadagni grazie a un lavoro secondario nella protezione di un noto criminale. Quando la rapina non va per il verso giusto, l’intera vita di Franco deraglia e ciò che segue crea un’avvincente storia del crimine.

Quando gli è stato chiesto se avrebbe interpretato un personaggio moralmente ambiguo, Favino ha risposto: “Quando cerchi di sopravvivere usi tutto il carburante che hai. Potresti pensare di essere un uomo pacifico ma all’improvviso quando qualcuno ti punta una pistola in faccia…[potresti sorprendere te stesso]”. Qui Favino descrive perfettamente il dilemma centrale o morale della storia. I personaggi di “Last Night of Amore” devono prendere decisioni in una frazione di secondo con tutto in gioco, e alcuni più di altri sono all’altezza della situazione.
Il thriller poliziesco di Di Stefano colpisce per ragioni ovvie allo spettatore medio: è intenso, ben girato e, in definitiva, divertente – per non parlare della forte trasformazione di Linda Caridi nei panni di una moglie d’acciaio e della vellutata interpretazione di Favino nei panni di un poliziotto sull’orlo del completo annientamento.

Al di là di tutto ciò, “Last Night of Amore” riafferma che i registi italiani possono raccontare le proprie storie con un appeal internazionale, alle proprie condizioni e a casa propria. C’è poco da distinguere tra questo film e alcuni dei migliori lavori di Michael Mann, per esempio. È intelligente ed elegantemente realizzato con un’originalità più che sufficiente per distinguersi nel genere. Pierfrancesco Favino parlando più in generale del cinema italiano dice: “Sono molto orgoglioso della mia italianità e credo che possiamo fare cinema a questo livello parlando la nostra lingua con i nostri soldi. Ciò che trovo non nuovo, ma riscoperto in questa storia e nella bella ambizione di Andrea Di Stefano… è restituirci la possibilità di partecipare in questa arena”. Cioè, film d’azione su larga scala comuni nel cinema americano. E se prendo in considerazione questo film, sono propenso ad essere d’accordo.

Dove guardare Last Night of Amore: Apple TV, disponibile in DVD

Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

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