Il Commento

Qual è la cosa più facile da fare?

TORONTO – Suppongo che (la risposta) abbia qualcosa a che fare con l’ereditare tutto ciò di cui avrai mai bisogno per questa generazione e per quelle dei tuoi pronipoti. Potrebbe includere la possibilità di goderselo senza la brutta invadenza dei tuoi oppositori e di altri “haters”.

Con ogni probabilità, non includerà la traiettoria politica del primo ministro italiano, Giorgia Meloni (nella foto sopra / Presidenza del Consiglio dei Ministri). Non è una timida: competente fino alla padronanza, sicura di sé, al comando, dignitosa, concentrata – con un piano – ma ancora pronta a considerare il punto di vista degli altri.

È emersa come primo ministro, contro ogni previsione, come la leader del partito che ha ricevuto la più alta percentuale di voto popolare – sia individualmente come leader che come partecipante alla coalizione di partiti di centro-destra – nelle ultime elezioni sedici mesi fa. Per i non credenti e/o disinformati, da allora è stata una piacevole sorpresa, “migliorando ad ogni passo del cammino”.

La rivista Forbes, che l’ha “scoperta” solo di recente, la classifica come la quarta donna più potente del mondo. Non è difficile capire perché. Questi ultimi sedici mesi hanno visto l’Italia in prima linea sul fronte dell’insediamento dei profughi ucraini; come il Paese che ha mosso l’Ungheria fino al punto di accettare le esigenze militari ucraine; come nazione che promuove soluzioni a lungo termine per il collasso della stabilità demografica dell’Africa settentrionale e centrale e, come nazione europea che svolge il ruolo principale nel bilanciare le questioni internazionali critiche nel Grande Medio Oriente che coinvolgono il petrolio, il commercio, i confini politici e gli interessi nazionali litigiosi. La Meloni non è una arrendevole.

Ho dimenticato di dire che le democrazie economiche emergenti come l’India hanno, attraverso di lei, scoperto il valore del riavvicinamento all’Italia? I cinesi hanno fatto questo “patto” seicento anni fa; Ora lo stanno solo migliorando.

Non male per una donna – o un uomo – cresciuto da un genitore single in una zona “emarginata” di Roma – che lavorava part-time per aiutare la madre a sbarcare il lunario e per mantenere la sorella a scuola. Tuttavia, dall’età di quindici anni, è stata coinvolta nell’infrastruttura politica italiana al punto che ha deciso di guidare l’ala giovanile del suo partito e di far crescere i suoi aderenti al punto d’aver bisogno di un proprio partito. Ora eccola qui, Presidente del Consiglio dei Ministri.

Non c’è abbastanza spazio in questa rubrica per esaltare le sue doti come personaggio politico e come policy-maker – questo potrebbe venire dopo.

Basti dire che non è una politica ordinaria. La scena politica italiana non è per i deboli di cuore. Ci sono così tante parti in movimento che nemmeno un’elaborata guida riuscirà a tenere in carreggiata l’osservatore studiato. Ci sono troppi pezzi degli scacchi in gioco.

Una ventina di mesi fa, per conto del Corriere Canadese, sono stato invitato a una tavola rotonda ospitata negli Stati Uniti. È stata invitata anche la Meloni come relatrice. Gli altri individui erano “personalità di sostanza”. La qualità del suo inglese avrebbe fatto vergognare molti dei nostri parlamentari.

La sua comprensione del lessico politico in Nord America era tale che fui spinto ad avanzare la posizione che nelle imminenti elezioni avrebbe potuto fare meglio di chiunque sarebbe stato disposto a credere. Era intorno al 10%.

Oggi, quando mi chiedono perché gli italiani della diaspora sembrano innamorati di lei, non posso che riflettere sul fatto che lei – come loro – ha superato le sue avversità con decisione e senza lamentarsi, ma con determinazione e classe.

Incontrerà il primo ministro canadese il 2 marzo.

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