TORONTO – Rendere più facile per i lavoratori stranieri trovare un’occupazione che rispecchi il proprio campo professionale. È questo l’obiettivo di un progetto di ieri presentato a Queen’s Park dal ministro del Lavoro Monte McNaughton, che se dovesse essere approvato eliminerebbe il requisito – richiesto da 23 associazioni di categoria – per il quale un determinato lavoratore straniero deve avere una esperienza lavorativa in Canada prima di vedersi equiparata la propria qualifica professionale. Il provvedimento illustra nello specifico diverse categorie lavorative che saranno interessate tra le quali gli architetti, gli ingegneri, gli insegnanti, i social worker e i commercialisti.
Nel caso in cui la proposta diventasse legge, saremmo di fronte a una vera e propria svolta. Fino a questo momento un ingegnere immigrato in Ontario per poter esercitare la professione dovrebbe prima avere avuto un’esperienza lavorativa in Canada per il medesimo lavoro: nella stragrande maggioranza dei casi gli immigrati con determinate qualifiche si trovano in una sorta di limbo, impossibilitati a svolgere il lavoro che facevano nel Paese d’origine proprio perché non in possesso del requisito dell’esperienza lavorativa nel territorio canadese.
Secondo McNaughton circa il 25 per cento degli immigrati in Ontario lavora in un settore diverso rispetto alle qualifiche professionali e alle esperienze occupazionali avute nel proprio Paese. Architetti che fanno i tassisti, ingegneri che lavorano in un fast food: la casista è piena di questo tipo di situazioni, non più casi limite ma ormai la norma.
L’annuncio di ieri si collega, ovviamente, con la polemica innescata lunedì scorso dal premier Doug Ford con le frasi sulla necessità che gli immigrati si rimbocchino le maniche. Per tre giorni il dibattito politico è stato caratterizzato dagli attacchi fatti dalle opposizioni verso il leader conservatore, che si è rifiutato di scusarsi, dichiarandosi da sempre difensore dei diritti degli immigrati.
Come avevamo puntualmente sottolineato sul Corriere Canadese del 20 ottobre, l’uscita di Ford non era affatto frutto del caso, bensì conseguenza di una precisa strategia che solo la leader dell’Ndp Andrea Horwath e quello del Partito Liberale Steven Del Duca non hanno capito.
Per tre giorni le redini della discussione politica sono state nelle mani del premier, che ha dettato i tempi e i modi del dibattito, salvo poi calare l’asso – ovviamente programmato da molto tempo – con l’annuncio di ieri, che rappresenta una vera rivoluzione per gli immigrati.
Nella narrativa del premier, ovviamente, viene dimostrato come – e qui parafrasiamo – “gli altri chiacchierano, mentre lui presenta misure concrete per gli immigrati” – con un approccio strategico che verrà ripetuto nel corso della campagna elettorale.
Grazie ai ripetuti attacchi a Queen’s Park sulla sua uscita sugli immigrati, Ford ha potuto ribadire nell’Assemblea legislativa come il suo governo negli ultimi tre anni abbia chiesto alla controparte federale di aumentare la quota di immigrati destinata all’Ontario e di come – dato ripetuto anche ieri dal ministro del Lavoro – attualmente nel mercato occupazionale dell’Ontario ci siano 293mila posizioni lavorative da riempire.
More Articles by the Same Author:
- Blanchet a Trudeau: mancano pochi giorni se volete il nostro sostegno
- Ottawa tra stallo e spettro della crisi, ma il governo non vuole utilizzare la “prorogation”
- Poilievre: la crescita dell’antisemitismo in Canada è colpa di Justin Trudeau
- Blanchet in pressing sul governo liberale, affondo di Poilievre contro il Bloc
- Ultimatum del Bloc e mozione di sfiducia, si apre una settimana di fuoco per Trudeau