Canada

Prime crepe nel caucus liberale: McDonald chiede la leadership review

TORONTO – Deve essere ancora Justin Trudeau (nella foto / PMO) a guidare il Partito Liberale alle prossime elezioni o è giunto il momento di un cambio al timone? La domanda circola da tanto tempo nelle stanze del potere di Ottawa, alimentata dai sondaggi choc che danno i grit in caduta libera e lontani anni luce dal Partito Conservatore, dalla crisi del consenso del primo ministro, dalle polemiche, dalle accuse e dai veleni per un leader logorato da otto anni di potere. Ma fino a questo momento, nessun esponente del gruppo parlamentare aveva osato mettere in dubbio Trudeau, che nel bene e nel male le ultime tre elezioni le ha vinte e che, nel 2015, ha posto fine all’interregno lungo nove anni di Stephen Harper.

Ma ora si iniziano a intravedere le prime crepe all’interno del caucus liberale, con i primi distinguo, le prime prese di posizione, i primi dubbi ufficializzati con dichiarazioni alla stampa. A inaugurare le danze è stato Ken McDonald, deputato del Newfoundoland alla terza legislatura, che ha lanciato l’idea di una leadership review per dare la possibilità al gruppo parlamentare di dare un giudizio sul leader.

Ma di cosa si tratta esattamente? I caucus dei partiti hanno in mano questo strumento per passare al vaglio la leadership del segretario: spesso la leadership review viene lanciata dopo una sconfitta alle elezioni, e con questo si cerca di capire se il leader abbia ancora o meno il sostegno e la fiducia dei parlamentari.

Negli ultimi anni la ghigliottina della leadership review ha fatto saltare la testa di Thomas Mulcair (leader dell’Ndp nelle elezioni del 2015) e di Erin O’Toole (leader conservatore nel 2021), mentre solo le dimissioni volontarie prima della review evitarono la defenestrazione al tory Andrew Scheer nel 2018.

“Mi piacerebbe – ha dichiarato McDonald a Radio-Canada – vedere una sorta di review organizzata nel partito, una dove i membri possano esprimersi liberamente, dove si permettesse a potenziali rivali per la leadership di uscire allo scoperto. Diamo l’opportunità alle persone di dire la loro sulla direzione che il partito dovrebbe prendere”.

Insomma, non si tratta di una vera e propria insurrezione, ma dell’indicatore di un malcontento strisciante che non è solamente presente nella base liberale, ma anche nella classe dirigente del partito. Resta da capire se alla proposta di McDonald arriveranno delle adesioni o se, come già accaduto in passato, si passerà al mettere da parte il dissenso interno.

Per contestualizzare meglio la situazione, bisogna tuttavia ricordare che McDonald agli occhi dei colleghi di partito in passato ha assunto delle posizioni controverse che lo hanno progressivamente allontanata dal primo ministro e dal suo ristretto gruppo di fedelissimi nell’esecutivo. Il deputato del Newfoundland, ad esempio, ha votato contro il governo e insieme all’opposizione conservatrice una mozione presentata da Pierre Poilievre per eliminare la carbon tax.

McDonald ha sottolineato come tutto il Canada delle province atlantiche si stia progressivamente allontanando da Trudeau. I liberali detengono 24 dei 32 seggi in questa zona del Paese: se si votasse ora, secondo i sondaggi, i conservatori vincerebbe in tutti i distretti delle Province Atlantiche.

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