- Justin Trudeau prorogherà il Parlamento, poi comunicherà al proprio partito le sue dimissioni da leader, con effetto dal giorno successivo a qualsiasi processo emergente possa produrre un sostituto. Nonostante il pio desiderio di coloro che affermano il contrario, il Parlamento non ha alcuna autorità sui parametri strutturali delle singole organizzazioni politiche.
Nel 2008, Stephen Harper ha dimostrato che un leader semi-tiranno volitivo può tenere a bada “coalizioni” di parlamentari e sfidare le pratiche “costituzionali”, anche dopo aver perso un’elezione e aver fatto il duro contro i partiti di opposizione. Con tutto il rispetto per le tattiche che coinvolgono le decisioni d’un comitato della Camera dei Comuni, i comitati sono “creature” della Camera: hanno bisogno di un mandato, non il contrario, anche se il solito “accademico” con esperienza in giurisprudenza è sempre disponibile a fornire “copertura”, ad un prezzo.
In questo caso, la “crisi” è puramente interna al Partito Liberale. Come mi ha ricordato un membro del caucus durante la breve era della cabala di Ignatieff, “abbiamo già visto questo film, non finisce bene”. Stiamo assistendo a un'”implosione” causata dall’arroganza. Le stesse persone attorno a Ignatieff stanno gestendo lo spettacolo di Trudeau oggi – hanno anche gestito l’Ontario Liberal Party prima dell’emergere dei conservatori guidati da Doug Ford.
- Come ha affermato la scorsa settimana il nostro direttore, Francesco Veronesi, la grande visione di Trudeau per il Canada, fondata sul “piano e l’ideologia” dell’arcobaleno e sulla riconciliazione con le First Nations, ora rischia di crollare insieme a lui. Le voci che esprimono opinioni icio diverse sull’inclusività e sui risultati pratici per le cifre stravaganti dei miliardi di dollari spesi, come da indicazione fattuale del Parliamentary Budget Officer, potrebbero ora aumentare dato che Donald Trump è pronto per il giuramento.
- Come se fosse stato un segnale, il capo-burocrate incaricato della preparazione del Canada a portare avanti un’agenda del G-7 nella nostra veste di presidente della riunione di quest’anno in Alberta, ha annunciato che la posizione ci avrebbe consentito di promuovere la priorità del Canada nella preparazione alla pandemia e nei cambiamenti climatici. Se ci fosse stata una menzione delle minacce americane su tariffe (economia), spese militari e politica estera (la nostra sovranità), sarebbe andata persa nella retorica che riflette le priorità dell’attuale governo (Trudeau).
- La stella di Harper era in ascesa, il suo caucus unito dietro di lui. Le fortune di Trudeau puntano nella direzione opposta e nessun caucus regionale lo sostiene. Le priorità del suo governo sono state notevolmente indifferenti alle strategie che mirano alle comunità etniche/religiose per l’integrazione in un ambiente canadese: il censimento del 2021 ha indicato che il 24% della popolazione parla una lingua diversa dall’inglese o dal francese. Negli ultimi due anni, almeno, il governo di Trudeau non ha speso alcun dollaro per pubblicizzare programmi governativi tramite pubblicazioni in una terza lingua. A chi si rivolgerà per un orecchio compassionevole?
Ciononostante, Justin Trudeau resta padrone del suo destino e di quello del suo partito. Tutti i segnali indicano che agirà questa settimana per scongiurare complicazioni e turbolenze maggiori. I conservatori stanno già preparando e mandando in onda spot di attacco che fanno apparire i membri del suo gabinetto come dei “pazzi”. Quel mio ex collega ha perfettamente ragione: “Non finisce bene”.
Nella foto in alto, il primo ministro Justin Trudeau (da Twitter X – @JustinTrudeau)
Traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù