TORONTO – Sondaggi choc, opposizioni sul piede di guerra, patto di legislatura che traballa. Il riavvio dei lavori parlamentari dopo la lunghissima pausa invernale coincideranno con l’inizio di una nuova fase politica per il governo liberale guidato da Justin Trudeau. Il primo ministro deve fare i conti con il malcontento strisciante che cova nell’elettorato canadese come nella stessa base liberale, e con i malumori del suo partner di governo Jagmeet Singh, i cui voti mantengono in vita l’esecutivo di minoranza grit alla Camera dei Comuni.
Ieri, mentre Trudeau chiudeva i lavori della tre giorni di Montreal – dove con i suoi ministri ha affrontato le priorità dell’agenda di governo di questo 2024 – Singh inaugurava l’incontro del gruppo parlamentare dell’Ndp a Edmonton. Un vertice, quello del caucus neodemocratico, dove il leader ndippino dovrà decidere quale strategia prendere in vista della presentazione del budget federale in programma in primavera.
Singh infatti si trova davanti a un bivio: da un lato potrebbe continuare a fornire i voti necessari a Trudeau per poter governare, dall’altro invece potrebbe essere tentato di staccare la spina al governo e accelerare la crisi. In questo caso, il Paese andrebbe dritto dritto al voto anticipato, un anno prima dell’appuntamento alle urne già previsto nell’autunno del 2025.
Per ora l’ipotesi della crisi di governo rimane remota, visto che Singh vorrebbe ancora una volta sfruttare il patto di legislatura siglato con Trudeau per forzare la mano sul budget e fare inserire alcuni provvedimenti presenti nell’agenda neodemocratica, ma nulla è ancora deciso.
Anche perché i sondaggi parlano chiaro: il Partito Liberale si trova ai minimi dal 2015 e l’appeal elettorale di Trudeau sembra aver perso la sua spinta propulsiva dopo otto anni di governo.
Stando a un’indagine demoscopica pubblicata ieri da Angus Reid, se si votasse in questom momento il Partito Conservatore guidato da Pierre Poilievre raggiungerebbe quota 41 per cento, mentre i liberali non andrebbero oltre un magro 24 per cento.
L’Ndp, invece, raccoglie il 20 per cento delle intenzioni di voto. Ma c’è un ulteriore indicatore che mostra la disaffezione dello stesso elettorato liberale verso il proprio leader. Secondo Angus Reid, il 63 per cento degli elettori che hanno intenzione di votare per i liberali, lo farebbe solamente per frenare i conservatori e Poilievre, e non perché convinti di appoggiare Trudeau e le sue proposte politiche.
Si tratterebbe quindi di un voto strategico, poco convinto, che potrebbe tradursi anche con uno scarso entusiasmo alle urne e con un possibile alto astensionismo. Al contrario, la base conservatrice è determinata ad appoggiare il proprio leader per porre fine all’era Trudeau.
Insomma, questo 2024 non si è aperto nel migliore dei modi per il primo ministro, che deve fare i conti con tutte le problematiche create dalla crisi abitativa, con un’economia che non decolla, con il crollo del potere d’acquisto delle famiglie tra costo della vita alle stelle e mutui record. Il tempo per invertire la rotta è sempre meno: a questo punto la chiava potrebbe essere davvero il prossimo budget federale, l’ultimo prima dell’anno elettorale.
More Articles by the Same Author:
- Carney scende in campo, guanto di sfida a Freeland
- È già sfida tra Carney e Freeland: Gould si candida, no di Champagne
- Smith da Trump: “Andrà avanti con i dazi, serve risposta unitaria”
- Leadership liberale, la lista si assottiglia: Carney pronto a scendere in campo
- Leadership, si attendono le regole e i Big frenano