Politica

Riapre il parlamento tra Covid-19, vaccini e la grana Julie Payette

TORONTO – L’andamento della pandemia, i ritardi nella consegna dei vaccini e la grana Julie Payette. Sono questi i principali temi nel dibattito politico in vista del riavvio oggi dei lavori parlamentari, fermi per sei settimane durante la pausa invernale.

Il governo continua ad essere impegnato su più fronti.

Da un lato, dopo l’allarme di inizio gennaio, la curva epidemiologica dei contagi sta rallentando a livello nazionale, con le due province più colpite – Ontario e Quebec – che iniziano a raccogliere i frutti delle dure restrizioni imposte per frenare la pandemia. In Ontario è in vigore un lockdown accompagnato dall’ordine esecutivo di rimanere a casa e le scuole in buona parte della regione resteranno chiuse fino al 10 febbraio, mentre nella provincia francofona è in vigore un coprifuoco nelle ore serali e notturne.

Lo scontro tra il governo e l’opposizione è sempre più veemente sul fronte vaccini. La Pfizer ha rallentato la produzione per problemi di carattere logistico in uno stabilimento in Belgio e il Canada, come tutti i Paesi europei, riceverà meno dosi del previsto a febbraio. Secondo la nuova tabella di marcia, nel nostro Paese non arriverà alcuna dose per tutta la settimana, mentre nei prossimi 21 giorni le consegne saranno dimezzate rispetto alle quote previste nel contratto. E se l’Italia ha deciso per la linea dura – con tanto di minaccia di azione legale fatta dal premier Giuseppe Conte – qui in Canada il governo ha deciso di adottare un approccio più conciliante. Questa strategia non è piaciuta affatto al leader del Partito Conservatore Erin O’Toole, che ha chiesto al primo ministro Justin Trudeau di aumentare il pressing per arrivare a un veloce assorbimento in poco tempo delle dosi di vaccino che non sono state consegnate in tempo.

Intanto nel fine settimana il tema principale sono stati gli strascichi delle dimissioni del governatore generale Julie Payette in seguito alle accuse di abusi verbali e prepotenze raccolte in un rapporto. E nel mirino è finito ancora una volta lo stesso Trudeau, accusato di aver fatto una scelta affrettata nel luglio del 2017, quando decise di nominare Payette nel ruolo di rappresentante della Regina in Canada. A quanto pare, infatti, l’ex astronauta aveva avuto dei problemi sul posto di lavoro anche in passato: accuse di abusi verbali erano emerse sia quando lavorava al Montreal Science Centre sia quando aveva fatto parte del Comitato Olimpico Canadese. Un viziaccio, quello di maltrattare i dipendenti, che la Payette si sarebbe portata dietro anche a Rideau Hall. Trudeau, dal canto suo, ha promesso che per la prossima nomina dovrà essere ricalibrato il meccanismo di controllo e selezione dei potenziali candidati, per evitare che si ripeta uno scandalo di questo tipo anche in futuro.

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