Canada

Per Trudeau un nuovo
scossone dai sondaggi

TORONTO – Partito Conservatore in salita, liberali in difficoltà, Ndp in caduta libera. È questa l’istantanea dei rapporti di forza a Ottawa scattata ieri da un sondaggio pubblicato dalla Ipsos nel quale viene messo in luce come, se si dovesse andare alle urne in questo momento, assisteremmo alla fine del governo Trudeau dopo otto anni ininterrotti alla guida del Canada.

Secondo l’indagine demoscopica in questione, i conservatori guidati da Pierre Poilievre si attestano al 37 per cento delle intenzioni di voto, non lontano dalla soglia del 40 per cento che storicamente garantisce – ma non sempre – il raggiungimento della maggioranza assoluta alla House of Commons. Nettamente staccato il Partito Liberale, che scende al 32 per cento e che vede dilapidare una fetta considerevole di consenso nel Paese. Ma se il partito di Justin Trudeau non se la passa particolarmente bene, quello di Jagmeet Sing se la passa addirittura peggio. Secondo la Ipson infatti, nel caso in cui si andasse al voto in questo momento, l’Ndp non andrebbe oltre il 16 per cento, un risultato ben al di sotto rispetto a quanto registrato negli ultimi mesi in termini di consenso.

A completare il quadro troviamo il Bloc Quebecois che registra l’8 per cento delle intenzioni di voto a livello nazionale, il Green Party al 3 per cento e il People’s Party of Canada al 2 per cento.

Secondo gli analisti della Ipsos, il cambio dei rapporti di forza e degli equilibri a Ottawa ha numerose concause, tutte da tenere in considerazione. La prima, evidente, è il costante calo della popolarità del primo ministro, soprattutto in quelle province che gli hanno garantito la vittoria – seppur risicata – alle elezioni del 2021: Province Atlantiche (Nova Scotia, New Brunswick e Prince Edward Island), ma anche Ontario, Quebec e British Columbia. Oltre a questo, il partito naviga in cattive acque in tutta la zona delle Praterie, quindi in Alberta, in Saskatchewan e in Manitoba.

Non aiuta nemmeno la distribuzione del consenso, che anzi penalizza ancora di più il leader liberale: la traduzione in termini di seggi del 32 per cento sarebbe infatti molto più bassa rispetto alle aspettative. La seconda causa del calo del consenso nei confronti del partito grit sta anche nella fisiologica voglia di cambiamento che si registra in qualsiasi Paese dopo tanti anni al potere da parte di una determinata formazione politica.

Otto anni sono un periodo abbastanza lungo, e potrebbe svilupparsi un tendenza paragonabile a quella che travolse l’allora primo ministro Stephen Harper nel 2015, quando era al potere da nove anni.

Resta da capire fino a che punto i canadesi siano intenzionati a premiare Poilievre. I sondaggi degli ultimi mesi non hanno messo in luce un feeling particolarmente positivo tra l’elettorato del nostro Paese e il leader conservatore. Certe posizioni del passato – il flirt con una certa ala del movimento no vax durante la pandemia, il controverso sostegno dato dallo stesso Poilievre agli organizzatori del Freedom Convoy durante l’occupazione del centro storico di Ottawa – hanno ancora un impatto negativo in termini d’immagine per il leader tory, che in questi mesi ha cercato di ripulirsi l’immagine dalle controversie del passato.

Non aiuta nemmeno l’attacco frontale di Poilievre al governo sul fronte dell’inflazione: il leader conservatore imputa alle politiche dell’esecutivo liberale la causa del repentino aumento del costo della vita, quando in realtà l’inflazione è un fenomeno di carattere globale che ha colpito tutti i Paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, l’Unione europea e l’Italia.

In ogni caso la cronaca politica degli ultimi mesi ha dato una mano a Poilievre. Il governo Trudeau è rimasto impelagato in alcune vicende che ne hanno influenzato negativamente l’immagine, a partire dalla gestione dell’intera vicenda sulle interferenze straniere. Inoltre il patto di legislatura tra liberali e Ndp siglato nel marzo del 2022 continua a non convincere l’elettorato canadese, con una buona dose di scetticismo che arriva proprio dagli elettori liberali e neodemocratici.

Nell’immagine in alto, un seggio elettorale (foto Elections Canada)

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