Canada

Patto di legislatura: la base dell’Ndp rumoreggia, Singh non stacca la spina

TORONTO – Il patto di legislatura tra liberali e Ndp, nonostante gli scossoni, continua a reggere. Mentre Justin Trudeau deve gestire la fase più delicata dei suoi 8 anni e mezzo di governo, il leader neodemocratico Jagmeeth Singh (nella foto sopra) si trova davanti a un bivio: garantire ancora per un anno e qualche mese la sopravvivenza dell’esecutivo liberale, o staccare la spina e portare il Paese dritto dritto alle elezioni anticipate? Fino a questo momento Singh ha mantenuto fede all’accordo siglato nella primavera del 2022 con Trudeau che permette al governo di andare avanti senza la presenza di una maggioranza assoluta alla House of Commons.

Il leader dell’Ndp, grazie all’accordo, è stato in grado di incassare alcune riforme negli ultimi due budget federali, dalle basi per un futuro Pharmacare nazionale all’implementazione del piano dentale federale. Ma la stabilità politica garantita al Paese ha portato con sé un pegno da pagare: quello del consenso. L’accordo con il Partito Liberale non è stato accolto molto positivamente dalla base ndippina. Stando a un sondaggio Ipsos pubblicato ieri, il 40 per cento degli elettori neodemocratici boccia l’accordo che mantiene in vita il governo guidato da Trudeau.

Un malcontento forte e diffuso, che peraltro si traduce anche nella cronica incapacità dell’Ndp di capitalizzare in termini di consenso sulla crisi che pare irreversibile dei liberali. Mentre il Partito Conservatore in questi mesi ha attratto a sé buona parte dell’elettorato liberale insoddisfatto del governo, a sinistra non si è verificato un fenomeno simile.

Al contrario, nei sondaggi è calma piatta. Nelle ultime elezioni del 2021 l’Ndp aveva catturato il 17,8 per cento delle preferenze, che gli hanno permesso di fare eleggere 25 deputati, uno in più rispetto alla tornata elettorale del 2019.

Da quel momento non ci sono state grandi fluttuazioni. Anzi, negli ultimi mesi, quando la crisi dei liberali si è acutizzata, i neodemocratici non hanno registrato un aumento del consenso: secondo l’ultimo sondaggio della Nanos l’Ndp non va oltre il 16,5 per cento, mentre per la Ekos il 17 per cento degli elettori è intenzionato a votare per i neodemocratici. Stando a 338canada.com, se si votasse in questo momento Singh porterebbe con sé a Ottawa appena 18 deputati, in netto calo rispetto alle elezioni del 2021.

Ora il leader neodemocratico deve prendere decisioni importanti. La prima ipotesi è quella di mantenere in vita il patto di legislatura, una strategia che in due anni non ha prodotto alcun risultato tangibile in termini di consenso e anzi ha alimentato i mugugni e i malumori nel proprio elettorato. La seconda è quella di sconfessare l’accordo e vedere se il governo Trudeau sia in grado di camminare da solo con le proprie gambe, tenendo conto che l’opposizione ufficiale alla Hosue of Commons, i conservatori di Poilievre, chiedono ormai da mesi il voto anticipato.

Singh in ogni caso deve fare anche i conti con l’insofferenza da alcune componenti della galassia progressista canadese: è alla guida del partito dal 2017 e fino a questo momento non è riuscito a presentare all’elettorato una credibile alternativa di governo rispetto a quella dei liberali e quella dei conservatori. Se il patto di legislatura dovesse reggere fino al 2025, per Singh sarà il terzo appuntamento alle urne alla guida dei neodemocratici. Se i risultati dovessero rispecchiare i sondaggi degli ultimi due anni, resta difficile immaginarlo ancora alla guida del partito dopo il voto dell’ottobre del 2025.

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