Nota diplomatica

Donne e… macchine formose:
“Curvaceous Car” e Diana Dors,
la “Marilyn Monroe” inglese

Andando per ordine, la macchina è una Delahaye Type 175S Roadster del 1949, l’attrice è Diana Dors, la “Marilyn Monroe inglese”. Entrambe, macchina e donna, appartengono a un’epoca dimenticata.

La Delahaye è stata una casa automobilistica francese, attiva dal 1894 al 1954. La società era nota non tanto per la meccanica, bensì per le straordinarie opere di carrozzeria, spesso non di serie, come nel caso del veicolo che appare qui sopra, prodotto in un unico esemplare e destinato a sottolineare la spettacolare formosità della Dors, più nota all’epoca per la scandalosa vita che conduceva che per l’abilità scenica.

L’Arcivescovo di Canterbury, il Primato della Chiesa Anglicana, la descrisse infatti come una “wayward hussy” – un’espressione d’altri tempi che si potrebbe tradurre abbastanza fedelmente come “sgualdrina degenerata”, parole forti da un uomo di fede più uso a predicare il perdono.

Ad ogni modo, l’auto era dono di un ammiratore, Sir John Gaul, “un eccentrico milionario inglese” residente a Montecarlo.

La Dors, quando la ricevette, aveva solo 17 anni e non possedeva ancora la patente di guida, ma lo scopo di indurre i tabloid angloamericani a commentare per l’ennesima volta le sue notevoli forme fu raggiunto lo stesso.

La macchina in sé è stata definita la “più bella automobile del mondo” oltre che “una scultura su quattro ruote”. L’ultima volta che è passata di mano, una decina di anni fa, è stata pagata oltre tre milioni di dollari – non male per un mezzo che, su strada, non riusciva a superare i 110 km/h.

Per quanto riguarda Diana Dors, è morta nel 1984 a soli 52 anni, vittima forse di uno stile di vita che dava ragione all’Arcivescovo.

Malgrado una riconosciuta abilità da attrice – era specializzata nel ruolo della donna di “facili costumi” – i molti scandali della sua carriera hanno reso irregolari i suoi impegni cinematografici e in certe fasi, secondo i suoi biografi, si era ridotta a dover organizzare orge per tirare avanti.

Un partecipante, il comico inglese Bob Monkhouse, ricordando i festini della Dors dopo la sua morte, commentò secondo quanto riferito dal Guardian: “L’aspetto disagevole delle orge è che, dopo, sei sempre incerto su chi devi ringraziare”.

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