Cultura

L’Italia incontra Hollywood: AVP Summit 2024

TORONTO – Si è tenuta di recente, dal 10 al 12 giugno 2024, ad Altafiumara Resort & Spa, Reggio Calabria, la terza edizione dell’Audio-Visual Producers Summit, inaugurata nel 2021. L’ “AVP Summit” è una conferenza internazionale ed un evento di 3 giorni, che si concentra sull’industria cinematografica italiana e sui suoi partner internazionali, riunendo rappresentanti chiave di diversi importanti distributori, reti televisive, piattaforme e studi cinematografici.

Il panel di quest’anno ha affrontato una serie di preoccupazioni sul futuro prossimo e prevedibile dell’industria cinematografica in generale e sui suoi effetti a catena per il cinema italiano. Il tanto atteso annuncio di Lucia Borgonzoni in merito alle riforme degli incentivi fiscali del governo per il cinema e la televisione è stato al centro dell’attenzione, poiché molte produzioni erano rimaste in fase di stallo in attesa di richiedere le sovvenzioni. Paolo Del Brocco (nella foto sotto), amministratore delegato di Rai Cinema, ha sollevato però un’altra questione urgente, ovvero la mancanza di un mercato libero nell’industria cinematografica italiana.

Attraverso film recenti come “Io Capitano”, “La Chimera” e “Mixed By Erry”, Del Brocco ha guidato il percorso di Rai Cinema per promuovere le voci cinematografiche e gli autori italiani emergenti più validi. Rai Cinema sta investendo anche in film e fiction televisive già pronti, nonché in film internazionali di più ampio respiro, il più recente dei quali – “Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese – è stato nominato all’Oscar. La principale preoccupazione di Del Brocco, espressa all’AVP Summit di quest’anno, è che “manca un pezzo del settore”.

Con “pezzo mancante” si riferisce a un mercato libero attraverso il quale i film di piccole e medie dimensioni possono ottenere visibilità, soprattutto attraverso proiezioni più lunghe. “Non abbiamo più una diffusione capillare del nostro cinema”. Il suo punto è ben espresso in quanto l’Italia nel 2023 ha visto un’impennata del numero di film prodotti (356) rispetto ai tempi pre-pandemia (217 film nel 2019), pur avendo proiezioni più brevi e meno numerose. Uno dei problemi risiede nel modello di streaming come produttore/distributore/espositore principale.

Il panorama cinematografico è senza dubbio cambiato dall’inizio del secolo, ma più precisamente dall’avvento delle piattaforme di streaming, dalla dipendenza dai social media e dall’eccessivo affidamento alle produzioni basate sui fumetti dei Major Hollywood Studios. I contenuti originali sono passati in secondo piano per quasi due decenni e il pubblico sta finalmente iniziando a stancarsi. Con l’aumento dell’inflazione del mercato a causa dei grandi investimenti effettuati dagli streamer (Netflix, Prime, Hulu, ecc.), il pubblico sta diventando meno paziente con le tariffe di abbonamento per piattaforme prive di contenuti interessanti.

Quindi, mentre in Italia vengono realizzati più film locali, buoni o cattivi, al pubblico non vengono date molte opportunità di vederli nelle sale, né tutti trovano necessariamente posto nel mondo dello streaming – dovendo competere con contenuti internazionali e principalmente americani che stanno diventando sempre più ripetitivi. O come ha affermato un anonimo dirigente dello studio parlando a Deadline News di Hollywood:

“Il problema è cosa sta succedendo al pubblico. I fallimenti di quest’anno e non solo (gli scioperi sundacali), uniti alla mancanza di originalità e al bisogno di novità che funzioni davvero. Il rischio è che stiamo annoiando il pubblico con le solite cavolate”.

Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

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