TORONTO – Stilate le regole, la corsa per la leadership liberale è pronta a decollare. Il partito ha stabilito, con qualche difficoltà, la road map che da qui a marzo definirà la corsa per la successione di Justin Trudeau, a partire dalla prima scadenza, rappresentata dal 23 gennaio, data entro la quale i candidati interessati dovranno registrarsi ed effettuare il pagamento di 350mila dollari come spesa di ingresso. Entro il 27 gennaio sarà definita la base elettorale, con la chiusura delle iscrizioni al partito. Il voto finale per la scelta del nuovo leader del Partito Liberale, che automaticamente diverrà anche primo ministro del Canada, è fissata per il 9 marzo, mentre la dirigenza del partito dovrà annunciare le regole di votazione non oltre i 27 giorni prima dell’elezione del successore di Trudeau.
Il regolamento approvato nei giorni scorsi, inoltre, identifica anche quelli che sono i requisiti necessari per poter partecipare alla votazione del nuovo leader: avere almeno 14 anni, sostenere il partito, essere cittadino canadese o residente permanente, non avere la tessera di un altro partito federale canadese e, per quello che riguarda i personaggi pubblici, non aver dichiarato pubblicamente il proprio la propria intenzione a candidarsi per un’altra formazione politica in corsa per un seggio alla House of Commons.
In questo fine settimana abbiamo assistito a un assottigliamento della lista dei potenziali candidati, dopo le speculazioni, le ipotesi e le smentite dei giorni scorsi. Il ministro del Tesoro Anita Anand, data come quasi certa, ha annunciato che non solo non parteciperà alla corsa alla leadership, ma anche che non si candiderà alle prossime elezioni federali. In precedenza, sia il ministro delle Finanze Dominic LeBlanc sia quello degli Esteri Melanie Joly avevano bocciato l’ipotesi di candidarsi per il dopo Trudeau, per poter focalizzare il loro impegno nella difficile trattativa con il futuro inquilino della Casa Bianca Donald Trump con l’obiettivo di disinnescare la minaccia dei dazi doganali.
Non sarà della partita nemmeno Steven MacKinnon: il ministro del Lavoro ha comunicato la sua intenzione a non candidarsi ieri mattina.
Resta incertezza sulla decisione di Chrysty Clark. L’ex premier della British Columbia si è detta interessata, ma nelle ultime 48 ore è scoppiata la polemica sulla sua militanza passata nelle fila del Partito Conservatore.
Clark ha negato, definendosi “liberale da una vita”: eppure i documenti in mano ai conservatori dimostrano come l’ex premier risultasse iscritta al partito dal 2022 al 2023, e che addirittura partecipò alla votazione nella leadership conservatrice, quando appoggiò Jean Charest contro l’attuale leader Pierre Poilievre.
È praticamente certa la candidatura di Mark Carney – con l’annuncio atteso a breve – stesso discorso per Chrystia Freeland: la leadership si prospetta una corsa a due, anche perché il poco tempo a disposizione non favorisce l’inserimento di eventuali outsider. Difficile quindi che il deputato di Nepean Chandra Arya e l’ex mp di Montreal Frank Baylis possano avere qualche chance di vittoria: avranno poco tempo per organizzare una campagna piena di ostacoli.