Cultura

La tragedia di oggi, la commedia di domani

TORONTO – In un mondo in cui la velocità e la potenza dei computer generalmente raddoppiano ogni uno o due anni e in cui il sequenziamento del DNA umano sta crescendo in modo esponenziale, le domande relative al tempo e al fine diventano più precise.

“Era Ora” di Netflix, diretto e co-scritto da Alessandro Aronadio, esamina l’eterna lotta umana per godersi il presente in un mondo sempre più frenetico. La storia, adattata da un film australiano intitolato “Long Short Story”, catapulta Dante, il suo personaggio principale, in una realtà bizzarra che difficilmente riesce ad assimilare, una conseguenza della sua improvvisa capacità di viaggiare continuamente nel tempo per un anno nel futuro.

Il film pone alcune domande interessanti sul rapporto dell’umanità con il tempo e su come esso modella la nostra percezione delle esperienze di vita. Commentando il film in un’intervista, Aronadio ha osservato che, nonostante la trama fantastica, il pubblico si identificherà con la “Percezione che ognuno di noi ha. Cioè che il tempo che vola e scivola tra le punte delle dita”.

Il film è interpretato da Edoardo Leo che impersona Dante, un maniaco del lavoro in lotta con la sua vita personale e i suoi impegni. La svolta inaspettata e stravagante della storia avviene il giorno dopo il suo quarantesimo compleanno, quando si sveglia in un anno avanti nel futuro. L’intervallo di tempo si ripete nel corso della storia mentre Dante continua a saltare interi anni della sua vita. Vive solo poche ore di ogni viaggio, solo il tempo necessario per scoprire cosa si è perso. Questa esperienza disorientante viene abilmente trasmessa allo spettatore, attraverso il ritmo e il tono perfettamente bilanciati di un film che fonde perfettamente la commedia con la tragedia. Il rimpianto del tempo perduto e delle decisioni sbagliate accompagnano Dante nelle sue molteplici epifanie. Peggio ancora è rendersi conto di essere esistito senza aver vissuto l’esperienza.

Nonostante la trama non realistica, gli spettatori potrebbero identificarsi con i sentimenti di distacco o dissociazione di Dante quando apprende di avere un figlio che non conosce veramente, o di una promozione lavorativa che non si aspettava, o di un nuovo interesse amoroso che non ha mai preso in considerazione.

Alcuni film intrattengono mentre altri intrigano, ma a volte le due esperienze convergono. “Era Ora” è un interessante tentativo di fare proprio questo. L’incanto persistente e l’umorismo di Dante di fronte al collasso totale ci ricordano che forse non siamo del tutto indifesi di fronte alle insidie della vita.

Il regista Alessandro Aronadio, parlando della storia, aggiunge che “le tragedie di ieri diventano le commedie di oggi e le tragedie di oggi diventano le commedie di domani”. In altre parole, il tempo non è né un alleato né un nemico, ma semplicemente un palcoscenico. O come dice l’attrice Barbara Ronchi, che interpreta la moglie di Dante, Alice: “quando siamo innamorati e il tempo si ferma, è un alleato, ma quando hai solo un giorno da trascorrere con il tuo amante, è un po’ entrambe le cose” .

Una scena del film “Era Ora” (in alto, la locandina originale)

Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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