TORONTO – Il film di Renato De Maria è molte cose, una commedia, una rapina, una storia d’amore, che trae ispirazione da varie opere, passate e presenti, senza escludere nulla nello sforzo di intrattenere. Dai titoli di testa, un ritmo percussivo familiare: “Paint it Black” dei Rolling Stones, interpretata in italiano dall’attrice Matilda De Angelis, la Femme Fatale del film. Scivola sul palco di un elegante Cabaret Bar, una giovane stellina cantante di nome Yvonne. I suoi lunghi riccioli elastici, pettinati in onde lucenti, hanno un tocco di Gilda di Rita Hayworth, meno i tipici colpi di capelli.
De Angelis in realtà canta la cover, con un mix di sensuale e cupo, una predizione della difficile situazione del personaggio. De Angelis è ovviamente già una delle stelle nascenti italiane, ma è con performance come questa che mostra il suo calibro.
Dalla scena di apertura si stabilisce una caratteristica: “Rapiniamo Il Duce” è un’avventura frenetica ispirata ai fumetti con uno sfondo semi-storico – o come recita il titolo di apertura “Questa storia è vera”.
La trama coinvolge un disordinato gruppo di ladri capitanato da Isola (Piero Castellitto), un “imprenditore” milanese al tempo di guerra. Scoprono che il leggendario tesoro di Mussolini – per lo più perle e oggetti d’oro confiscati a cittadini italiani – viene trasportato in Svizzera. Quando uno degli uomini di Isola intercetta i dettagli di un codice militare, la rapina ha inizio.
Un autista, un borseggiatore, un cecchino, un artificiere e un esperto di comunicazioni escogitano un piano per irrompere nella famigerata Zona Nera, una caserma militare a Milano. Il loro successo, tuttavia, dipende dalle astuzie dei personaggi principali del film, la giovane Yvonne e l’anziana Nora, la cuckquean di un generale militare. Nei panni di Nora, l’attrice veterana Isabella Ferrari interpreta senza dubbio il famoso personaggio di Norma Desmond dell’iconico film di Billy Wilder del 1950 “Sunset Boulevard”.
Nel film classico, Desmond (una star del cinema muto) cerca di continuare ad essere impotante nonostante un’industria che è andata avanti. I paralleli sono evidenti, ma cosa ancora più importante in “Rapiniamo Il Duce”, Nora simboleggia i pericoli della decadenza e le conseguenze karmiche di un impero malvagio.
Il film di De Maria è stato paragonato a “Bastardi Senza Gloria” (2009) di Quentin Tarantino per il suo approccio irriverente, da film popcorn, al cinema d’epoca. Non è stratificato come il lavoro di Quentin, ma diverte comunque. “Rapiniamo Il Duce” è divertente da guardare con alcune sequenze d’azione fantastiche, bellissime immagini e alcune performance degne di nota.
Un avvertimento però per gli appassionati di storia: la storicità del film è intenzionalmente distorta. Prendiamo ad esempio il personaggio che canta una canzone degli Stones del 1966 su un palco del 1945. Alla domanda se il cinema abbia la responsabilità di raccontare ma anche di essere monito per il futuro, De Maria ha affermato: “Credo che l’obiettivo di un film sia quello di essere un’opera completa, profonda e centrata sui linguaggi che ho voluto utilizzare e centrato gli obiettivi narrativi… poi ci sono sicuramente anche delle cose che possono dire qualcosa sulla vita”.
Dove vedere “Rapiniamo Il Duce”: Netiflix
Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix