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La democrazia è
una questione di numeri

TORONTO – È secondo l’accettazione comune che le decisioni così pervenute siano legalmente vincolanti ed eseguite. Grazie a Dio è ancora così, nonostante la dirompente abitudine umana di ignorare le decisioni che potremmo trovare personalmente indesiderabili. Per lo meno, il parlare/dibattere, sostituisce sparatorie, accoltellamenti e anarchia. Le elezioni sono un “sostituto civile” del caos e della violenza.

A questo osservatore sembra che, a cinque giorni dall’inizio della campagna elettorale, abbiamo già esaurito argomenti su cui condividere o contrastare opinioni “su cosa fare e come arrivarci”. Tutti sono già concentrati sulle cosidette tattiche GOTV, cioè di “come garantire che i sostenitori si presentino alle urne”. Più del 40% degli aventi diritto raramente si prende la briga di votare.

Dalle elezioni del 1995 in nessuna campagna i cittadini dell’Ontario si sono presentati a votare in un numero superiore al 60% degli aventi diritto. Nel 2018, infatti, ha votato poco più del 56% di noi. Si trattava di un’elezione in cui sembrava che tutti avessero un problema con la leadership di Kathleen Wynne.

Solo il 19,4% dell’elettorato ha sostenuto il suo governo. Il suo partito liberale ha ricevuto il livello di sostegno più basso di sempre. Anche lei ha abbandonato la campagna. L’NDP non è stato in grado di capitalizzare; di conseguenza, il PC è stato in grado di raggiungere un governo di maggioranza con un leader alle prime armi.

I messaggi, più precisamente gli annunci di attacchi personali, hanno sostituito l'[ingenua] attesa di dibattiti su questioni di interesse pubblico. Tutti i partiti hanno sposato il loro uso, perché, ci viene detto, “funzionano” perché ammorbidiscono l’opposizione e scoraggiano le persone dal votare per qualcun altro. È nell’interesse di coloro che traggono profitto scoraggiare la partecipazione al “processo democratico”: se non hai i numeri, cerca di impedire ai tuoi avversari di organizzare i loro.

A parte il leader liberale federale, nelle elezioni del 2018 nessuna personalità pubblica ha appoggiato i liberali. Nessuna stampa privata o media ha supportato alcuna parte diversa dall’NDP o dal PC. Per coincidenza, il risultato è stata una clamorosa maggioranza per il PC con 76 seggi, l’NDP con 40, i liberali con 7 e i Verdi con 1.

I primi sondaggi e i modelli di proiezione sembrano suggerire che il PC potrebbe non perdere la presa. Alcuni posti che detengono possono incontrare sfide, ma non molti. La “lotta”, così com’è, sembra più probabile che abbia luogo tra i liberali e l’NDP per i 47 seggi che condividono.

L'”aria” era già uscita dal pallone elettorale. Il PC aveva precedentemente anticipato ogni dibattito con i due mesi di “due annunci ministeriali quotidiani” che hanno preceduto la presentazione del bilancio provinciale, due giorni prima della convocazione delle elezioni. Cosa resta da discutere? Personalità? Etica? Credibilità?

Ci sono pochi problemi che i governi provinciali possono affrontare da soli oltre all’istruzione, alla salute e ai programmi di stimolo economico locale al di fuori delle questioni relative ai trasporti.

Il Corriere continuerà ad affrontare la composizione demografica dei distretti elettorali in cui i nostri lettori sono numericamente significativi, in quanto essa valuta i meriti relativi dei singoli candidati mentre ci dirigiamo verso il giorno della decisione.

(Traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù)

Foto tratta dalla pagina Facebook di Elections Ontario

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