TORONTO – Canada al bivio. Dopo la rottura del patto di legislatura che legava il primo ministro Justin Trudeau e il leader dell’Ndp Jagmeet Singh, il Paese fa un passo avanti verso il possibile voto anticipato, anche se la fine dell’accordo non si traduce con l’automatica crisi di governo. Nella sostanza, con il riavvio dei lavori parlamentari si tornerà alla classica situazione del governo di minoranza, con i liberali costretti a guadagnarsi la maggioranza dei voti alla House of Commons su ogni singolo provvedimento.
Da un punto di vista strettamente procedurale, le opposizioni potranno presentare una mozione di sfiducia nei confronti dell’esecutivo legata a una qualsiasi misura del governo che abbia un carattere economico: la prima occasione buona sarebbe quindi in coincidenza con l’outlook fiscale autunnale. Ma se i conservatori sono pronti a staccare la spina all’esecutivo il prima possibile, non è chiara quella che sarà la posizione degli altri partiti.
Il leader dell’Ndp continua a giocare la carta dell’ambiguità. Ieri, durante uan conferenza stampa, Singh si è limitato a dire che dopo la rottura del patto di legislatura con i liberali, “una elezione è più vicina”. Ma sull’ipotesi di poter votare un’eventuale sfiducia insieme a Poilievre, non si è voluto sbilanciare, lasciando quindi la possibilità di libertà di manovra.
In questo scenario ricco di incognite e zone d’ombra, poi, si inserisce anche il Bloc Quebecois. Non bisogna dimenticare, infatti, che il partito guidato da Yves-François Blanchet può contare alla Camera dei Comuni su 32 deputati, che sommati ai 153 del Partito Liberale rappresenterebbero una maggioranza assoluta. Non è quindi del tutto da escludere un eventuale “soccorso francofono” al primo ministro, nel caso in cui arrivasse la mozione di sfiducia a doppia firma Poilievre-Singh.
Ieri il leader ndippino ha attaccato duramente quello che considera il vero avversario in vista del voto, sia in caso di elezioni anticipate sia nel caso in cui il governo liberale riesca a sopravvivere fino alla scadenza naturale di questa legislatura, con il voto federale già in programma per l’ottobre del 2025. “Gli elettori – ha dichiarato Singh – avranno davanti a loro una scelta ben precisa: da un lato Poilievre, che difende gli interessi delle grandi aziende, degli amministratori delegati delle Big Corporations, delle classi più ricche, che porterà avanti una politica di tagli indiscriminati nella Sanità e nell’Istruzione pubblica. Dall’altro, i neodemocratici, che difenderanno le famiglie, i giovani, la Sanità pubblica, l’Istruzione pubblica e si opporranno con tutta la loro forza alla minaccia rappresentata dai conservatori”.
Anche perché, è questo il ragionamento del leader neodemocratico, nel caso in cui il Pase dovesse davvero premiare Poilievre alle prossime elezioni federali, il nuovo primo ministro conservatore “non esiterebbe a tagliare le importanti riforme degli ultimi anni realizzate grazie all’aiuto dell’Ndp, come il piano dentistico nazionale o il piano farmaci”. Ci sarebbe poi il rischio di “una compressione dei diritti dei lavoratori, con la minaccia della limitazione del diritto di sciopero da parte di chi lotta per avere un salario e condizioni di lavoro migliori”.
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