TORONTO – Braccio di ferro a Ottawa sulle interferenze straniere. Al centro della polemica – che peraltro da ieri è arrivata anche in Italia, alla vigilia del vertice G7 – è ancora l’ipotesi di rendere pubblici i nomi dei deputati e dei senatori canadesi che avrebbero più o meno volutamente agito a favore di potenze straniere: la tesi esplosiva è contenuta nel rapporto choc redatto dalla commissione parlamentare sulla Sicurezza Nazionale e sull’Intelligence (NSICOP).
Per ora non c’è accordo tra i leader politici su come procedere. Da un lato abbiamo il governo liberale che difende la scelta di non rendere pubblici i nomi. Dall’altro abbiamo il Partito Conservatore che, per bocca del suo leader Pierre Poilievre, chiede a gran voce la pubblicazione dei nomi, tirando in ballo la necessità di trasparenza da parte dell’esecutivo, vista anche la gravità delle accuse contenute nel rapporto della Commissione.
In mezzo, troviamo il leader dell’Ndp Jagmeet Singh che ha rivelato la volontà di escludere dal proprio gruppo parlamentare eventuali deputati collusi. Il segretario neodemocratico, che nei giorni scorsi ha ottenuto il benestare del governo per l’accesso a tutte le informazioni che sono state secretate in commissione, non ha commentato sull’ipotesi di rendere pubblici i nomi: ma è evidente come l’espulsione di uno o più membri dal suo caucus confermerebbe la presenza di parlamentari ndippini nella lista.
La leader dei Verdi Elizabeth May, invece, è stata ancora più chiara. “Nel caso in cui avessi il via libera – ha dichiarato – farei tutti i nomi dei parlamentari coinvolti”. Ma sulla delicata questione frena il ministro degli Affari intergovernativi Dominic LeBlanc. In questo momento – è la tesi del braccio destro di Trudeau – il governo deve garantire il rispetto delle regole dello Stato di diritto: c’è un’indagine in corso da parte dell’Rcmp e per questo bisogna garantire che non vi siano influenze esterne che vadano a danneggiare il proseguimento dell’inchiesta.
Nel frattempo si registra un accordo bipartisan su una mozione presentata dal Bloc Quebecois nella quale si chiede che la lista dei nomi dei parlamentari collusi sia consegnata alla giudice Justice Marie-Josee Hogue che presiede la commissione d’inchiesta sulle interferenze straniere.
LeBlanc ha confermato che i funzionari del Privy Council sono già in contatto con il team di Hogue per discutere il modo migliore di procedere. Il ministro ha detto che la commissione avrà accesso agli stessi documenti che i membri dell’NSICOP hanno visto. LeBlanc è rimasto fermo, tuttavia, di fronte alle richieste di rilasciare i nomi dei parlamentari e degli altri parlamentari citati nel rapporto. “Pensiamo che questo sia un modo responsabile di procedere, non semplicemente alzarsi in piedi e annunciare illegalmente una lista di nomi come suggerisce il mio collega”. “Questa mattina ho chiesto al vice commissario dell’Rcmp Mark Flynn cosa sarebbe successo se avessi annunciato la lista dei nomi come i miei colleghi mi hanno chiesto di fare, e lui ha detto che sarei stato perseguito penalmente. Non ho intenzione di farlo”.
Il governo liberale ha detto che sosterrà un’inchiesta pubblica per indagare su tutti i parlamentari accusati di aiutare le potenze straniere, ma il ministro della Pubblica Sicurezza Dominic LeBlanc afferma che nominare e svergognare i parlamentari sarebbe un errore. Quando gli è stato chiesto se Hogue sarebbe stato in grado di fare i nomi, LeBlanc ha detto che l’opinione che il governo ha ricevuto indica che rilasciare i nomi sarebbe una violazione del Security of Information Act. “Non vorrei che un giudice del tribunale del Quebec facesse qualcosa di illegale”, ha detto ai giornalisti in francese. “Ho piena fiducia nella commissione Hogue che avrà accesso a tutti i documenti”.