Canada

In arrivo rimpasto
di mezza legislatura,
Mendicino rischia una bocciatura

TORONTO – Dare una svolta all’azione di governo, rinvigorire l’agenda dell’esecutivo e prepararsi nel migliore dei modi alle prossime elezioni federali. Sono questi alcuni degli obiettivi di Justin Trudeau che si prepara a operare un corposo rimpasto di governo, uno shuffle di mezzo legislatura, che potrebbe riguardare anche alcune pedine di peso del suo esecutivo.

Il primo ministro ha intenzione di rimischiare le carte, rinserrare le fila della sua squadra di governo per prepararsi a ogni evenienza. Sul tavolo, per il futuro della sua amministrazione, ci sono solamente due ipotesi: la prima prevede la tenuta del delicato patto di legislatura siglato con il leader dell’Ndp Jagmeet Singh nel marzo del 2022, che prevede un appoggio esterno dei neodemocratici fino alla conclusione naturale della legislatura in corso, cioè l’autunno del 2025; la seconda invece mette in preventivo la rottura dell’accordo con l’Ndp, la crisi di governo e il ritorno alle urne con le elezioni anticipate. In entrambi i casi il governo ha bisogno di cambiare marcia. Negli ultimi mesi l’esecutivo è rimasto impelagato in una serie di vicende che hanno minato il già traballante livello di consenso del primo ministro, all’ottavo anno consecutivo alla guida del nostro Paese. Il nodo delle interferenze cinesi, con il mezzo fiasco della commissione guidata dal relatore speciale David Johnston, l’inflazione fuori controllo con l’aumento indiscriminato del costo della vita, i tassi di interesse più alti degli ultimi 22 anni e – ultima in ordine di tempo – la crisi innescata dal caso Bernardo hanno provocato uno strisciante malcontento nell’elettorato canadese, come confermato da tutti i sondaggi effettuati negli ultimi mesi.

C’è dunque bisogno di cambiare passo e imprimere una svolta decisa all’azione di governo se si vogliono davvero nutrire speranze d vittoria alle prossime elezioni.

La poltrona che traballa di più è quella di Marco Mendicino. La discutibile gestione della vicenda legata al serial killer Paul Bernardo – spostato in un carcere di media sicurezza – ha provocato un duro danno d’immagine per il ministro della Pubblica Sicurezza, così come lo scaricabarile delle responsabilità. L’opinione pubblica non ha l’ha presa molto bene: la versione secondo la quale il ministro non sapesse, ma solo i collaboratori del suo ufficio ne fossero informati, non è stata digerita dal grande pubblico. Se Mendicino non sapeva, allora non stava esercitando nel migliore dei modi il suo ruolo e i suoi doveri. Se sapeva, al contrario, non si era mosso in tempo per tutelare i cittadini. In un caso o nell’altro, il ministro non ne esce bene da questa vicenda. La bocciatura del primo ministro è cosa quasi certa, resta da capire fino a che punto punitiva: se ci sarà cioè un semplice declassamento a un dicastero di secondaria importanza e senza portafoglio, oppure se si arriverà – ipotesi meno probabile – una defenestrazione tout court dall’esecutivo liberale.

In ogni caso se il rimpasto sarà davvero profondo, sono pochissimi i ministri che possono sentirsi sicuri: Chrystia Freeland alle Finanze, Melanie Joly agli Esteri, Anita Anad alla Difesa, François-Philippe Champagne all’Innovazione, David Lametti alla Giustizia. Tutti gli altri componenti dell’esecutivo sono a rischio bocciatura o potrebbero essere promossi. Tra i volti nuovi, infine, dovremmo trovare Anna Gainey, fresca di vittoria alle elezioni suppletive nel distretto di Notre-Dame-de-Grâce–Westmount.

Nella foto in alto, il primo ministro Justin Trudeau (foto Canada PMO)

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