Il Commento

Precedenti giuridici
nel caso Del Grande

TORONTO – Sembra un po’ come “l’impero contrattacca”, o forse “sta contrattaccando” contro il movimento della controcultura che non sembra tollerare alcuna variante alla propria visione del nuovo ordine mondiale. La Corte del Queen’s Bench del Manitoba ha annullato la decisione del Dipartimento medico dell’Università del Manitoba (UM) di espellere uno dei suoi studenti per le sue opinioni pro-vita.

Merito del National Post e del suo giornalista Tyler Dawson per aver ottenuto gli atti del tribunale e la decisione del giudice Ken Champagne secondo cui l’UM aveva sbagliato sia nella sostanza che nella procedura. Inoltre, sulla fondamentale questione della libertà di coscienza e di religione, il giudice Champagne ha dato un grande motivo ai sostenitori del querelante Rafael Zaki per celebrare il mantenimento di quei diritti sanciti dalla Carta dei Diritti

In altre parole, non è illegale avere una visione pro-vita. Non siamo stati in grado di accertare in modo indipendente dal presidente della Corte che il giudice sia o meno un “attivista” per una particolare posizione. Tuttavia, sembrerebbe che il giudice Champagne non fosse troppo contento dell’idea che qualsiasi tribunale sarebbe stato “riempito” di “giustizieri” nell’amministrazione dell’Università per garantire un risultato di parte – in un ambiente universitario che si suppone alimenti il libero pensiero, non di meno.

In Ontario, oggi, le parti interessate stanno già tracciando parallelismi con il caso [del fiduciario] Del Grande contro il consiglio scolastico del distretto cattolico di Toronto e il ministro dell’Istruzione Lecce. Nel merito, gli attivisti radicali, che possono avere o meno un interesse per il cattolicesimo, hanno avuto la meglio sul ministro dell’Istruzione, Lecce, affinché impartisse linee di condotta ai consigli scolastici [cattolici] chiedendo loro di riconoscere la supremazia del Codice dei diritti umani su quelli della dottrina cattolica.

Che si sia d’accordo o meno, la Costituzione tutela i diritti di detenere e promuovere quella dottrina; sono incorporati nella legge sull’istruzione; protetti dalla Carta dei diritti e garantiti anche dal Codice dei diritti umani. Inoltre, tali diritti riguardo la dottrina si applicano solo ai cattolici che decidono di frequentare le scuole cattoliche. I fiduciari sono per legge eletti per promuovere quei diritti così come definiti dal magistero, al quale prestano giuramento di fedeltà al momento dell’insediamento e che ripetono ogni anno.

Alcuni fiduciari accettano i loro obblighi legali e morali meglio di altri. Nel dibattito pubblico infuocato, a verbale, Del Grande ebbe modo di rilasciare dichiarazioni che, sebbene “corrette”, sono state ritenute “offensive” alla sensibilità di alcune persone presenti. A seguito di un’indagine, il Consiglio lo ha esonerato da qualsiasi violazione del Codice di condotta dei fiduciari.

Due mesi dopo, apparentemente su istigazione e orchestrazione del ministro Lecce, il consiglio ha invertito in una seconda votazione. Quando il Corriere ha presentato una richiesta secondo la prassi di Freedom of Information il Ministero ha trattenuto 35 delle 40 pagine che ha indicato potrebbero avere le informazioni pertinenti. Abbiamo impugnato tale decisione. Le cinque pagine rilasciateci rivelano almeno che c’è stata comunicazione tra Lecce, il Ministero e i funzionari del Consiglio competenti sulla questione.

Indipendentemente dal Corriere, Del Grande ha presentato istanza di Riesame Giudiziario presso la Divisional Court, adducendo, tra l’altro, violazioni di processo, abuso di posizione e abuso delle autorità. Chi ha seguito in prima persona la polemica (come il Corriere) descriverebbe l’intero processo come ha fatto uno dei fiduciari più ragionevoli: abominevole. Le questioni hanno assunto una natura personale, anche se la ricerca ha scoperto che tre dei fiduciari più belligeranti potrebbero non essere nemmeno “elettori cattolici idonei”, secondo l’Education Act.

Sono state intentate diverse cause per diffamazione, calunnia e diffamazione, di cui il Corriere fa parte. Il caso di Del Grande è ora davanti al giudice Corbett. È un “giudice attivista”, che decide nelle questioni che toccano la sua area di attivismo. La cancelleria del Tribunale ha confermato al Corriere che Corbett J. non si è ricusato.

Ci si domanda cosa raccomanderebbe il giudice Champagne della Manitoba Court?

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento/

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