Il Commento

I media mainstream locali
scoprono la Meloni

TORONTO – Grazie, Dio, per gli Editori che consentono ancora ai loro scrittori di esorcizzare i propri demoni personali sulle loro pagine. In caso contrario, non ci sarebbero sedi per opinioni libere dai dati e per la diffusione, se non fecondazione e coltivazione, di stereotipi odiosi.

Ma Rosie Di Manno deve vivere nel suo mondo privilegiato in cui i fatti e le analisi approfondite non si differenziano più, nel condiscendere i dottorandi delle università da bar, dall’élite progressista del centro.

Tuttavia, anime meno pretenziose avrebbero potuto riconoscere che l’elezione di una donna leader di partito, come l’italiana Giorgia Meloni, è un fatto grosso. Potrebbe essere così soprattutto in un Paese il cui complesso sistema democratico renderebbe la risoluzione di un cubo di Rubik un mero gioco da ragazzi al confronto, partigianeria a parte.

Ma Rosie è meglio informata. Sa, per esempio, che la Trinità della criminalità organizzata tira tutte le fila in Italia, proprio come Tammany Hall gestisce ancora New York e il Family Compact controlla Toronto. Peccato che non abbia informato le forze dell’ordine internazionali.

Sforzi inutili a suo avviso; dopo tutto, il Paese (o la sua gente) è incapace di soluzioni politiche nette adatte agli automi… qual è la parola contemporanea, “bot”? Ad ogni modo, quel Paese può solo raccattare una coalizione di incompetenti, intona la giornalista.

Potrebbe avere ragione. Quei governi disfunzionali e di “condivisione del potere” hanno privato la popolazione di tutti i benefici della vita moderna. Ebbene sì, l’Italia è solo la terza economia più grande d’Europa – più grande del Canada, ma senza le risorse naturali di quest’ultimo. Col suo PIL, potrebbe ottenere giusto un decimo piazzamento a livello mondiale. Sai, appena il 72,4% degli italiani possiede la propria casa, la percentuale più alta tra i Paesi del G-7, mentre solo il 75,6% possiede la propria auto. Vergognosamente, in questo l’Italia è seconda solo agli Stati Uniti tra i partner del G-7.

Come si può impressionare Rosie con quel tipo di infrastruttura economica? Diamine, il sistema sanitario è solo al primo o al secondo posto al mondo, a seconda della quantità di investimento che i Francesi infondono in un determinato anno.

Sogghigna che Giorgia Meloni abbia avuto solo il 4,4% di sostegno popolare nel 2018, sorvolando sul fatto che l’ha aumentata del 600% in queste elezioni per sconfiggere la rivale più vicina del 20%.

Bene, a quanto pare quel risultato è dovuto al basso numero di elettori – il più basso da quando gli statistici hanno iniziato ad affilare le matite. L’affluenza alle urne è stata del 50% superiore rispetto alle elezioni dell’Ontario tenutesi appena tre mesi fa. Rosie non riesce a trovare ragioni sufficienti per dipingere un quadro negativo del clima politico del Belpaese.

Deplora la presenza di un ex premier di destra (“un lech” – un zozzone, in Italiano) tra i suoi alleati, dimenticando i notabili di sinistra nel nostro continente come JFK e Clinton o i monarchici in Europa. Condanna le opinioni di Meloni sull’immigrazione, ignorando il fatto che l’ingerenza di Barack Obama nel bacino del Mediterraneo (in cerca di vendetta per l’incidente di Lockerby) ha portato alla destabilizzazione politica nell’area e al ritorno degli schiavisti e della schiavitù tra gli Stati africani.

Gli immigrati/rifugiati trovano l’Italia, in virtù della sua posizione geografica e della costa, un comodo trampolino di lancio verso l’Europa.

Negli ultimi 25 anni, quasi sei milioni di migranti [“non invitati/inaspettati”] hanno deciso di fare dell’Italia la propria casa. Ben il 10% della popolazione italiana è oggi composta da immigrati/rifugiati di prima generazione provenienti dall’Africa, dal Grande Medio Oriente, dall’Europa dell’Est e dall’Asia. Il Canada ha praticamente bloccato l’immigrazione dall’Italia.

L’Italia è un luogo stimolante per qualsiasi aspirante politico. Le opinioni diverse e divergenti sulla vita quotidiana rappresentano una sfida continua, indipendentemente da dove ci si possa trovare nello spettro politico.

Deve essere difficile per i moralisti progressisti del centro di Toronto avvolti nella bolla accettare i modesti risultati di un politico che supera queste diversità spesso contrastanti.

La Meloni non è una finta femminista da cipria. Con loro grande dispiacere, è imperturbabile nella sua dichiarazione “I am a woman, hear me roar” (come nella canzone degli anni ’70, “io sono una donna, ascoltami ruggire”).

Traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù

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