Il Commento

Prendere un nuovo sentiero

TORONTO – L’impensabile sta accadendo sotto i nostri occhi. Un presidente americano e membri del Congresso americano, soprattutto i democratici, stanno condannando Israele per aver “oltrepassato il limite” nella sua strategia politica a Gaza. Ancora più importante, gli Stati Uniti hanno ora ordinato la sospensione delle armi assegnate a Israele come parte del loro pacchetto di aiuti da 15 miliardi di dollari allo scopo di difendere “il diritto di Israele alla sopravvivenza”.

Le élite governative americane sembrano propendere per lasciare Israele “a se stesso”. Una commentatrice della CNN (una personalità pro-Democratica, pro-Biden, pro-Israele) ha spiegato in modo esitante la sua posizione in questo modo (parafraso): Israele non ha una storia di preoccupazione per le morti civili. Si riferiva allo Stato secolare che rappresenta gli ebrei, religiosi o non, ovunque.

Questo allontanamento psicologico da parte delle potenze occidentali dalle morti e dalle distruzioni associate all’offensiva di Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 a Israele potrebbe essere una minaccia esistenziale più grande per Israele di quanto non lo sia percepito dall’Iran. Più a lungo si svolgeranno le proteste in Canada, come altrove, più gli abitanti locali che si identificano etnicamente o religiosamente come ebrei si sentiranno insicuri.

Le manifestazioni pro-palestinesi e le occupazioni delle “tendopoli” sono sempre più numerose e frequenti nelle città canadesi. Sono ben organizzati e “finanziati centralmente”. Il Corriere riceve quotidianamente comunicati stampa da loro e dai loro alleati, ancor più che dal CIJA (Centre for Israeli and Jewish Affairs) che sono iper attivi.

Misurato solo in termini di indignazione morale per la morte di innocenti – bambini – e di percepita insensibilità del Gabinetto di Guerra israeliano (che mette in dubbio la validità dei numeri e delle fonti), il gruppo filo-palestinese sembrerebbe avere raggiunto un vantaggio nella simpatia pubblica. Si tratta, tra l’altro, di un’indicazione dell’indebolimento dei baluardi della nostra democrazia parlamentare: dibattito aperto, rispetto delle differenze, dignità per tutti e privilegi per nessuno.

Guardate a che punto siamo oggi: puntando il dito contro l’interferenza straniera in Canada, mentre le feste religiose si trasformano in movimenti separatisti/indipendentisti sul nostro suolo contro i governi di altri paesi. Le parate Vaisakhi sono diventate occasioni per denigrare il governo indù dell’India e allo stesso tempo sostenere un Khalistan indipendente. Chiunque osi parlare sarà etichettato come sikhfobico o altrove come “sinofobico, islamofobo o ebreofobico”.

Chiamatemi nostalgico, preferisco un tempo, non molto tempo fa, in cui i nostri governi si dedicavano ai temi dell’integrazione e delle opportunità economiche per tutti, indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle o dal credo (cristiano o meno). Hanno “promosso” la tolleranza; Ora convalidano i diritti misurati in base ai livelli di vittimizzazione – “accaduta in altri tempi o altrove”.

Sono grato di essere canadese e che quelle 100 chiese cristiane bruciate negli ultimi due anni, presumibilmente come vendetta per qualche male con cui non avevo alcun legame, non erano mie. Non se n’è fatto nulla, se non una leggera “reprimenda”. Vedremo la fine anche di questo, perché la nostra nuovissima Ambasciatrice in Vaticano è stata incaricata di realizzare gli obiettivi di “Verità e Riconciliazione” in Canada. Povera signora.

In alto, la devastazione a Gaza (foto: Onu-Unrwa)

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