Il Commento

Di Caita se ne va,
non ne sentiremo la mancanza   

TORONTO – Non si vedeva dal 2018, quando crollò il mal pensato e mal coordinato progetto condominiale dove ora sorge il Columbus Centre. Il Corriere Canadese è stato inondato da tantissime email esprimendo gioia e contentezza tipo “ding-dong la strega è morta”. È stata una reazione agro-dolce di sollievo allora. Oggi forse un’effusione di nervosismo per una vittoria quasi vuota. Anche se Anthony Di Caita non c’è più.

L’ex amministratore delegato di Villa Charities e Villa Charities Inc si è trovato, senza tante cerimonie, sgombrato dalla sua sinecura, il 25 febbraio, quando il Consiglio dei governatori ha emesso una lettera concisa, annunciando la sua partenza “con effetto immediato”. Secco ma eloquente: i Governatori avevano finalmente detto “e Basta!”

Troppo tardi, secondo tanti interpellanti. Di Caita è in possesso di un carattere inadatto al lavoro di un’organizzazione sociale- culturale incentrata sulla comunità. Parliamo di una società la cui visione originale era di fornire leadership e servizio voluto dallo spirito collettivo che ha guidato la sua creazione e nutrito nel quartiere al nord-ovest del 901 Lawrence Ave. W.

Quella visione, violata e straziata in macerie, non sarà facilmente resuscitata. Non è tutta colpa di Di Caita.

Come si dice, lui stava semplicemente eseguendo gli ordini. Con la maggior parte dei Fondatori deceduti o trasferitisi a Forest Hill, Richmond Hill, Vaughan, Caledon e luoghi oltre, i loro rampolli sono diventati porta bandiera per una cultura diversa: una caratterizzata dall’appartenenza alla “Brigata Lamborghini” e al “Gruppo di Edili Condominiali” – entrambi hanno un loro valore intrinseco. Nel giro di cinque anni, Villa Charities è diventata un’ombra sbiadita del suo sé precedente.

Ha perso, o espulso, il Centro Scuola e la sua biblioteca di fama mondiale delle opere letterarie dantesche; ha abbandonato e dismesso qualsiasi cosa di valore artistico e iconico, compresi i suoi presepi, nella Carrier Gallery; ha de-italianizzato il celebre ristorante Boccaccio e Caffè Cinquecento; ridotto i programmi del Club Atletico allo zero; ha causato la frattura del rapporto con i suoi “affiliati” (Vita Community Living e Mens Sana). E questo prima dell’arrivo del Covid-19.

Un’organizzazione che ha costruito il suo carattere e la sua reputazione sulla creazione di un ambiente multigenerazionale nella comunità con un servizio speciale agli anziani, è ora l’imputata in una grande causa di class action per l’alto tasso di mortalità tra i suoi pazienti nelle case di cura a lunga degenza a Vaughan e Toronto.

Attraverso tutte le turbolenze, il “management team”, secondo quanto riportato pubblicamente nel sito della Canada Revenue Agency, sembra essere stato capace “di prendersi cura di se stesso”. Il compenso annuale per il suo Ceo superava $ 300,000 e l’importo assegnato per l’amministrazione ha contabilizzato 2,5 volte quello che gli ex affiliati (Vita Community Living e Mens Sana) hanno accantonato. Questi sono ancora impegnati nel settore dei servizi sociali. Villa Charities è poco più di un gestore di un bene scadente.

Fino a quando nuovi elementi con nuove energie non s’impegneranno a riprendere controllo, Villa Charities non sarà più un’organizzazione che può pretendere di parlare a nome della comunità.

L’amministratore delegato ad interim, la spalla di Di Caita, ha rifiutato il commento.

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