Canada

Il 68% dei canadesi chiede a Trudeau di gettare la spugna

TORONTO – I sondaggi continuano a dipingere scenari nefasti per Justin Trudeau. Dopo quello della Abacus, che aveva registrato il livello di consenso più basso per il Partito Liberale negli ultimi otto anni e mezzo, ieri sono arrivate altre due indagini demoscopiche che certificano ancora una volta lo stato di crisi per il primo ministro a poco più di un anno dall’appuntamento alle urne. A preoccupare l’entourage del leader liberale non è solamente il dato sui rapporti di forza tra i vari partiti – con la conferma della distanza siderale che divide i conservatori dai grit – ma anche il livello di consenso ai minimi storici e il giudizio sostanzialmente negativo dell’elettorato canadese nei confronti del primo ministro.

In definitiva, la tanto agognata rimonta nei sondaggi non sta arrivando, al contrario siamo di fronte a numeri in picchiata che settimanalmente registrano un ulteriore calo.

Secondo la Ipsos, in questo momento, il 68 per cento dei canadesi ritiene che sia necessario il passo indietro di Trudeau: dimissioni da primo ministro e da leader di partito, unica via da percorrere per garantire una seppur minima chance ai liberali di arrivare alle elezioni con qualche speranza di vittoria.

E se il dato relativo all’elettorato generale genera sconforto, anche i numeri che si limitano ad analizzare il punto di vista degli elettori liberali non sono affatto lusinghieri.

Sempre secondo Ipsos, infatti, il 33 per cento di chi si identifica come elettore del Partito Liberale chiede a larga voce le dimissioni del primo ministro, con picchi a livello regionale in Alberta e nelle Province Atlantiche, dove questa percentuale supera abbondantemente il 70 per cento.

Numeri questi che si riflettono anche su un secondo aspetto preso in considerazione dal sondaggio della Ipsos, quello relativo alla valutazione del primo ministro: secondo il 44 per cento degli intervistati, in questo momento il politico che offre più garanzie per la guida del Paese è il leader del Partito Conservatore Pierre Poilievre, seguito dallo stesso Trudeau al 25 per cento e dal leader dell’Ndp Jagmeet Singh al 23 per cento.

Sempre ieri è stato pubblicato un secondo sondaggio che ricalca, nei suoi risultati, quello della Abacus e quello della Ipsos. Secondo lo studio della Angus Reid, il 67 per cento degli intervistati boccia senza se e senza ma l’operato di Trudeau come primo ministro, mentre solo il 28 per cento del campione ha un’opinione positiva sul leader del Partito Liberale.

Anche per quanto riguarda i rapporti di forza tra i vari partiti federali, il sondaggio della Angus Reid ricalca quello dell’Abacus. Secondo questa indagine demoscopica, se si votasse in questo momento il Partito Conservatore agguanterebbe il 42 per cento dei voti. Dietro, l’abisso.

I liberali infatti non andrebbero oltre il 21 per cento, mentre la vera corsa a questo punto non diventerebbe tanto quella per la conquista di un governo di maggioranza – in questo caso e con questi numeri, la partita è già bella e chiusa – ma per il ruolo di opposizione ufficiale. Secondo Angus Reid, infatti, i neodemocratici si sono avvicinati ai liberali, con il 20 per cento delle intenzioni di voto, raggiungendo di fatto la parità statistica con l’attuale partito di maggioranza relativa alla House of Commons.

A questo punto, la strada che porta alla possibile rimonta liberale nei sondaggi è sempre più stretta. Anche la spinta data da Bank of Canada, che a giugno ha tagliato i tassi d’interesse per la prima volta negli ultimi quattro anni, non ha portato a risultati apprezzabili. Trudeau, se vuole sperare di avere qualche chance, deve invertire la rotta: sul come farlo, questo resta il grande interrogativo che lo accompagnerà nelle prossime settimane.

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