TORONTO – Tutto pronto per il terzo taglio dei tassi d’interesse. È infatti in programma oggi l’annuncio da parte del governatore di Bank of Canada Tiff Macklem che, secondo la maggior parte degli analisti, dovrebbe confermare una nuova sforbiciata dello 0,25 per cento sul tasso di sconto, portando quindi allo 0,75 per cento il totale del taglio effettuato negli ultimi mesi, da quando la Banca Centrale ha inaugurato il nuovo corso della sua politica monetaria. Ci saranno ovviamente delle conseguenze pratiche, con il significativo calo dei mutui a tasso variabile e di tutte le altre forme di prestito creditizio.
L’inflazione ha continuato a raffreddarsi per i canadesi in un contesto di lieve crescita economica per gran parte del 2024, consentendo alla Banca del Canada di iniziare ad allentare il tasso di riferimento da quel 5 per cento che rappresentava il record egli ultimi 21 anni. Ma le preoccupazioni che l’inflazione possa riaccendersi di fronte a un’economia ancora calda a sud del confine sono state smorzate da un rapporto sull’occupazione di luglio particolarmente negativo negli Stati Uniti, che ha cementato le aspettative che anche la Fed dovesse iniziare presto a tagliare i tassi. E in questa fase stiamo assistendo a una svolta ben decisa da parte di Bank of Canada, al contrario della Federal Reserve americana, che ha invece scelto la strada della prudenza e non ha ancora effettuato alcun taglio dei tassi d’interesse: anche in questo caso a metà settembre dovrebbe arrivare la prima sforbiciata.
Macklem ha ribadito a più riprese che sono lui e i suoi colleghi a stabilire la politica monetaria per il Canada, non per gli Stati Uniti, e che si concentra sul contesto canadese quando fa le mosse sui tassi di interesse. Ma il tasso di cambio tra il dollaro canadese e quello statunitense è fortemente influenzato dai tassi di riferimento sui rispettivi lati del confine. Una maggiore divergenza tra i tassi potrebbe danneggiare il loonie rispetto al biglietto verde americano, poiché gli investitori cercano rendimenti migliori nel dollaro USA. Se il tasso di cambio subisce un colpo eccessivo, le importazioni americane potrebbero essere più costose per le imprese canadesi, un fenomeno che rischia di alimentare l’inflazione. Oltre a questo, siamo di fronte a due economie interconnesse.
L’inflazione nel nostro Paese ha continuato a raffreddarsi verso l’obiettivo del due per cento della Banca del Canada, per poi attestarsi al 2,5 per cento annuo a luglio.
Intanto, mentre il tanto atteso calo dei tassi di interesse inizia a prendere forma, le previsioni dei broker e degli agenti Re/Max a livello nazionale suggeriscono che l’attività del mercato immobiliare in calo sarà costante. Secondo il Fall Housing Market Outlook 2024 di Re/Max, si prevede che i prezzi medi di vendita per tutti i tipi di abitazioni aumenteranno tra l’uno e il sei percento nella maggior parte delle regioni entro la fine dell’anno. Un recente sondaggio di Re/Max rivela che il 16% dei canadesi si sentirebbe più a suo agio nell’entrare nel mercato immobiliare se la Bank of Canada attuasse un taglio dei tassi di oltre 100 punti base entro la fine dell’anno.
“Il mercato autunnale è di solito un buon indicatore precoce dell’attività mentre guardiamo avanti all’inizio del 2025 e ci stiamo dirigendo verso un territorio più sano. Con i tassi di interesse che iniziano ad allentarsi, gli acquirenti stanno iniziando a uscire dai margini”, afferma Christopher Alexander, presidente di Re/Max Canada.
In alto: Tiff Macklem con la sua vice Carolyn Rogers (foto: Bank of Canada)
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