Il Commento

Essere [anglo] o non essere [sassone]…

TORONTO – Prima di iniziare, prometto di non essere troppo accondiscendente o detrattore nei confronti di coloro che prendono le loro “ideologie” così sul serio da suscitare risate tra coloro che sperano di impressionare, per qualsiasi motivo. Se ti offendi facilmente o sei anglofilo, non leggere oltre.

Sono costantemente stupito dalla venerazione indiscussa che il pubblico dei lettori estende a coloro che hanno conseguito un dottorato di ricerca. Ai miei tempi all’università, un dottorato di ricerca era conosciuto come “impilato più in alto e più in profondità”. Non c’è da stupirsi, ho pensato leggendo sul Daily Mail britannico, che una delle università più rinomate della Gran Bretagna “ha rimosso il termine anglosassone dai titoli dei moduli nel tentativo di ‘decolonizzare il curriculum‘, secondo l’autore dell’articolo, Ed Holt.

L’Università di Nottingham, che pubblicizza il suo elevato posizionamento in diverse organizzazioni che misurano la “qualità” tra gli istituti di istruzione superiore britannici e internazionali, sta rimuovendo l’espressione da numerosi corsi, tra cui Storia e Letteratura Inglese…

Holt spiega: “Gli accademici hanno condotto una campagna per sostituire il termine ‘anglosassone’ con ‘inglese del primo medioevo’ a causa della preoccupazione che il primo suggerisca una distinta inglesità nativa”. Accidenti, che grande imbecille pensavano che fosse – l’alternativa sarebbe stata considerarla una corruzione di dialetti germanici mescolati con dialetti italiani emergenti derivati ​​dal latino usati per scopi ufficiali e amministrativi. Chaucer e Shakespeare si sarebbero scandalizzati.

E continua… ”segue la preoccupazione che negli ultimi anni l’anglosassone sia stato troppo associato ai razzisti – in particolare quelli negli Stati Uniti – che lo usano per descrivere i bianchi”. Oh mio Dio. Uno dei miei amici cinesi diceva: “Non mi interessa se sei un discendente di Marco Polo, la tua gente [Gweilo] mi sembra tutta uguale”.

Gweilo non è un termine accattivante. Holt ci ricorda che un’altra venerabile istituzione, la Russell Group University, sta “cercando di problematizzare il termine ‘vichingo’; a quanto pare il collegamento con la mitologia nordica e con ‘razza, impero e nazismo’ è preoccupante”. Deve esserlo soprattutto dopo che i risultati elettorali in Germania della scorsa settimana hanno prodotto innegabili vittorie per il fanatismo di estrema destra.

Prosegue sottolineando che, nel 2023, un luogo niente meno venerabile dell’Università di Cambridge ha iniziato a insegnare agli studenti che gli anglosassoni non esistono come gruppo etnico distinto. Quegli insegnamenti “miravano a spiegare che le identità anglosassone, scozzese, gallese e irlandese non erano coerenti”. Probabilmente giusto, ho sempre pensato che fossero distinti, spesso perseguendo obiettivi disparati. Anche nell’859 d.C. (era cristiana), dopo aver ospitato Alfredo – in seguito il più grande dei re anglosassoni in Gran Bretagna – il Papa ritenne saggio coniare per loro una nuova identità, “non Angli, sed Angeli”. I coloniali francesi del Quebec, nel XVIII e XIX secolo (dimostrando la loro mancanza di convinzione), si riferirono a loro come les maudits anglais fino al XX secolo inoltrato.

Per chiudere il cerchio, questa tendenza ad espellere il male dalle sue radici è la nuova ossessione degli accademici di “origine anglosassone” – tale è il loro “senso di colpa”. Holt fa riferimento alla National Education Union che sostiene che “la decolonizzazione dell’istruzione implica un esame completo dell’imperialismo e del razzismo britannici”.

Dove fermarsi? Non ci sono limiti. Secondo la Quality Assurance Agency, che controlla gli standard dei corsi, questo dovrebbe includere la matematica, compresa l’informatica, perché tali corsi prevedono anche la replica delle divisioni e delle gerarchie coloniali. Wow. Pensavo che la matematica fosse essenziale per comprendere la fisica ed i concetti di ingegneria delle infrastrutture.

Sono contento di non aver ottenuto un dottorato di ricerca. Mi avrebbero potuto chiedere di ripercorrere la storia dei miei antenati, e di rinunciarvi.

Nelle foto in alto: il Re Arturo, generale del periodo di transizione post-romana, che cercava di mantenere la civiltà contro gli Anglo-Sassoni ed i Juti che, nell’immagine a fianco, si difendono contro i Vichinghi mezzo millennio dopo (immagini da: www.thecollector.com e www.britannica.com)

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