Prosegue la pubblicazione, in dieci puntate sia in Italiano che in Inglese, della presentazione accademica che il nostro collaboratore periodico Goffredo Palmerini ha tenuto all’Aquila il 3 novembre scorso, in occasione dell’Assemblea CRAM (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo). La relazione si intitola “Cenni storici sull’emigrazione italiana” e ripercorre la storia della nostra Diaspora.
L’AQUILA – Nel secondo dopoguerra è cresciuta di molto l’emigrazione verso il Canada, un Paese che ha invece accolto gli italiani a braccia aperte e lo ha fatto perché nella Costituzione il multiculturalismo è elevato a valore costituzionale. E’ quindi la Costituzione stessa del Canada ad affermare che le culture, le etnie, le origini diverse della popolazione ascendono a valore costituzionale. C’è stata solo una parentesi brutta riguardo il trattamento degli italiani, come si è detto, durante la seconda guerra mondiale, quando i nostri connazionali di sesso maschile e d’età compatibile con la leva militare furono confinati in campi di concentramento perché ritenuti possibili sodali del regime fascista.
Una ferita grave che solo recentemente è stata sanata dall’assunzione di responsabilità storica fatta dal Presidente del Canada, Justin Trudeau. Peraltro verso gli italiani c’è stata sempre buona accoglienza. Soprattutto la comunità italiana si è fatta valere ed apprezzare. Oggi in Canada, specie nelle province dell’Ontario e del Quebec, molti sono gli esponenti politici di spicco nelle istituzioni nazionali, Parlamento e Governo, come nelle istituzioni locali e provinciali, a dimostrazione dei ruoli rilevanti che gli italiani si sono conquistati in quel Paese.
C’è infine l’emigrazione del secondo dopoguerra nei Paesi europei. Una presenza forte degli italiani è in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Svizzera e in Belgio, in quest’ultimo soprattutto per le miniere. Ricorderete la grande tragedia di Marcinelle, dopo la quale cambiò la legislazione sulla sicurezza del lavoro in quel Paese e in quasi tutta Europa. La tragedia colpì soprattutto i nostri emigrati. Nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori nell’incendio di un pozzo a circa mille metri di profondità.
Di 262 vittime 136 erano italiani, e di questi ben 60 erano abruzzesi. Cambiarono, dopo la tragedia, anche i rapporti tra Italia e Belgio, relativamente ad un patto che negoziava braccia contro carbone. Un patto che non aveva stabilito sicurezze nel lavoro, previdenza, diritti dei lavoratori. Tutto però cambiò da quella tragedia.
(ottavo capitolo – continua…)
Nella foto in alto, “In attesa della ripartenza”, dal libro “La Merica. Emigrazione dei Monteleonesi verso gli Stati Uniti dal 1882 al 1924” di Antonio De Vitto