Urne, salto nel buio
per Justin Trudeau: Ontario in bilico

TORONTO – Per definizione, quando si fa un salto nel buio, non si ha mai la certezza di come vada a finire. Queste elezioni anticipate, provocate e fortemente volute dal primo ministro uscente, potrebbero in definitiva rivelarsi un azzardo dal conto salatissimo. Dobbiamo però fare un passo indietro e cercare di analizzare i motivi che hanno spinto Justin Trudeau a giocarsi la carta del voto in un momento in cui la stragrande maggioranza dei canadesi è alle prese con ben altri problemi rispetto alle scaramucce politiche, le accuse e i veleni che inevitabilmente ci accompagneranno per tutta la campagna elettorale. Il punto di partenza sono i risultati del voto di due anni, che hanno consegnato al leader liberale una risicata maggioranza relativa alla House of Commons.

La regola vuole che un esecutivo di minoranza debba governare navigando a vista, intavolando trattative e negoziati fiume con le opposizioni per poter fare approvare i propri provvedimenti: una dinamica dove la parola chiave è sempre e comunque il compromesso. Di fatto, la pandemia di Covid-19 ha completamente scardinato questo tipo di rapporto. Il governo ha guidato il Paese in un continuo stato d’emergenza, i lavori parlamentari sono stati limitati e sostanzialmente svuotati del loro peso specifico nel processo legislativo, il ruolo delle opposizioni è stato sminuito di fronte alla doppia crisi – sanitaria ed economica – che si è abbattuta sul Canada.

La storia politica del nostro Paese ci ha insegnato che un governo di minoranza dura un paio d’anni, prima che la sua debolezza e la sua fragilità endemica ne determinino la fine prematura, insieme alla spinta delle opposizioni che in parlamento hanno la maggioranza dei seggi. Ma in questo caso Trudeau ha fatto tutto da solo. Nessuno dei leader dei partiti all’opposizione si era espresso a favore del voto: Erin O’Toole, Jagmeet Singh e Francois Blanchet erano contrari al voto anticipato. Ma il leader liberale ha pensato bene di monetizzare politicamente le politiche di sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese attivate durante questi diciassette mesi di pandemia.

Per ora i messaggi sugli umori dell’elettorato che arrivano dai sondaggi sono abbastanza contraddittori. Se è vero che da un lato i liberali si sono presentati ai blocchi di partenza con un buon margine di vantaggio, è altrettanto evidente come sia in corso un’erosione del consenso verso il primo ministro uscente.

In questa prima settimana di campagna elettorale i sondaggi hanno confermato il progressivo assottigliamento della forbice nelle intenzioni di voto per il Partito Liberale e il Partito Conservatore. A preoccupare l’entourage grit è soprattutto la perdita di terreno nella Greater Toronto Area, oltre che in altre zone del Paese.

Ora il rallentamento dei liberali appare evidente anche a livello provinciale in Ontario. Nella nostra provincia infatti, dove sono in palio 121 seggi federali, i liberali nel 2019 avevano conquistato 79 distretti, i conservatori 36 e neodemocratici 6.

Stando alle proiezioni di 338canada.com, dove vengono aggregati gli ultimi sondaggi, il partito di Trudeau rischia una evidente battuta d’arresto. Se si dovesse votare ora, il Partito Liberale conquisterebbe 69 seggi (10 in meno di due anni fa), i tory sarebbero stabili e l’Ndp vincerebbe in 18 circoscrizioni. Oltre a questo, in 16 collegi elettorali il testa a testa tra i candidati è talmente serrato che è impossibile fare previsioni, vista la sostanziale parità statistica dei partiti in corsa.

Insomma, non siamo di fronte a un vero e proprio tracollo nelle intenzioni di voto, ma di un sostanziale indebolimento del consenso di fronte all’offerta politica del primo ministro uscente. Ora sta a O’Toole e Singh cercare di capitalizzare questa debolezza dei liberali. Con i dati attuali, ancora parziali e suscettibili di cambiamento, la pretesa di Trudeau di forzare la mano con il voto anticipato per poter conquistare la maggioranza assoluta dei seggi sembra essere un’ipotesi assai remota. Il rischio semmai è quello di trovarsi il giorno dopo del voto con uno scenario e con i rapporti di forza tra i partiti a Ottawa del tutto simili a quelli scaturiti dalle elezioni federali del 2019. Cioè, un debole e instabile governo liberale di minoranza, senza la presenza di una maggioranza alla House of Commons, che dovrà affrontare tutte le incognite legate alla quarta ondata della pandemia, alla variante Delta, al rischio di nuovi lockdown con pesanti ripercussioni per l’economia già messa dura prova negli ultimi diciassette mesi.

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