TORONTO – Con i dibattiti televisivi Erin O’Toole ha avuto la possibilità di chiudere la partita, ma evidentemente non è stato in grado di sfruttare l’occasione. È questa la chiave di lettura che deriva dall’analisi di tutti i sondaggi realizzati in Canada nel mese di settembre, che mettono in luce come nella prima settimana di questo mese i conservatori avevano consolidato un buon margine di vantaggio sui liberali, ma come, allo stesso tempo, dopo il doppio confronto tra i leader dei partiti questo vantaggio sia stato dissipato. In questo momento, dopo una fase di sostanziale parità statistica tra il Partito Conservatore e il Partito Liberale, è Justin Trudeau ad essere tornato a recitare il ruolo di front runner in vista del voto del 20 settembre.
Ma per capire meglio questo dinamica occorre fare un passo indietro. Dall’1 all’8 settembre sono stati pubblicati 30 diversi sondaggi, che hanno registrato i rapporti di forza tra i partiti con le intenzioni di voto degli elettori. In 29 indagini demoscopiche i conservatori erano in vantaggio mentre solamente in uno – quello della Nanos del 5 settembre – a essere in testa era il partito del primo ministro uscente. In quella fase al campagna elettorale aveva preso una piega ben precisa, con O’Toole in corsa non solo per la vittoria ma anche per la conquista della maggioranza assoluta dei seggi alla House of Commons e con Trudeau in chiara difficoltà.
Dal 9 – giorno del secondo dibattito – al 14 settembre sono stati realizzati 17 sondaggi: solamente in 6 il partito di O’Toole è risultato in vantaggio rispetto a quello di Trudeau. Non solo. Negli ultimi giorni da una sostanziale parità si è passati a un vantaggio dei liberali. Stando agli ultimi tre sondaggi, il Partito Liberale sta accrescendo il consenso rispetto ai conservatori. Secondo la Nanos il distacco è appena dell’1,1 per cento, mentre per Mainstreet e Research la forbice tra i due partiti è del 4 per cento.
Il cambiamento degli equilibri e dei rapporti di forza ha delle conseguenze anche nella potenziale distribuzione dei seggi, stando sempre alle intenzioni di voto.
Secondo 338canada.com, un portale che raccoglie ed elabora tutte le indagini statistiche sia a livello nazionale che nei singoli distretti, i liberali dovrebbero conquistare almeno 146 seggi, con un potenziale di crescita in altri 43 distretti. Si tratta di numeri che non solo alimentano le legittime aspirazioni di vittoria per il primo ministro uscente, ma che non escludono a priori la possibilità di conquista della maggioranza assoluta dei 338 seggi in ballo in questa tornata elettorale.
Diversa la situazione del Partito Conservatore, che in questi ultimi giorni sta segnando il passo. Secondo 338canada.com, i tory sono nettamente in vantaggio in 126 collegi elettori, con il potenziale di crescita di altri 37 circoscrizioni. In definitiva la proiezione sulla ripartizione dei seggi lascia aperta la porta a una possibile vittoria risicata dei conservatori.
In Ontario, provincia fondamentale per gli esiti finali del voto, i liberali sono in netto recupero, anche se difficilmente saranno in grado di ripetere l’exploit del 2019, quando conquistarono 79 dei 128 seggi a disposizione.
Sempre secondo 338canada.com, i grit sono in vantaggio in 70 distretti contro i 41 dei conservatori, che alle ultime elezioni avevano vinto in 36 distretti. In crescita l’Ndp, che da 6 seggi dovrebbe passare a 9, un dato questo in controtendenza rispetto alle dinamiche nazionali, dove il partito guidato da Jagmeet Singh in difficoltà rispetto agli altri principali contendenti. In crescita, infine, il People’s Party di Maxime Bernier, che secondo Maintreet in questa fase raggiunge il 9,1 per cento delle intenzioni di voto. I Verdi, considerati il quarto partito a livello di consenso all’inizio della campagna elettorale, non vanno oltre il 3,3 per cento.
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