ROMA – Si dice semplicemente “fare un Erasmus”: per qualsiasi studente europeo, trascorrere qualche mese in un’università estera è oggi un’esperienza del tutto normale (beh, forse proprio oggi no; diciamo fino a ieri e, speriamo, domani). Ma non è stato sempre così.
Nel 1958, una giovane laureanda in giurisprudenza della Sapienza ritornava da un periodo di studio alla Columbia University, solo per scoprire che gli esami sostenuti a New York non le sarebbero mai stati riconosciuti. Quella studentessa si chiamava Sofia Corradi e quella spiacevole esperienza fu la molla per creare quello che sarebbe diventato poi il progetto Erasmus: «Un’arrabbiatura e un’umiliazione: ecco la genesi dell’Erasmus. Ho promesso a me stessa che nessun altro studente avrebbe dovuto subire un’offesa come quella che avevo patito io».
L’Erasmus, che prende il nome dall’umanista viaggiatore Erasmo a Rotterdam, offre agli studenti europei l’opportunità di ottenere una borsa per passare un periodo in un’altra università dell’Unione Europea (ma non solo: ora esiste anche l’Erasmus Mundus, che coinvolge realtà sparse appunto in tutto il mondo); siccome il piano di studi viene concordato e approvato in anticipo dalle amministrazioni delle due facoltà, nessuna segreteria ha più nulla da obiettare a questi scambi (certo, un bel po’ di burocrazia rimane sempre, ed è sicuramente la parte meno entusiasmante dell’esperienza).
La storia di Sofia Corradi (nella foto), iniziata proprio da un pomeriggio in segreteria che non sfigurerebbe in un romanzo di Kafka, ha avuto quindi un lieto fine.
La strada è stata lunga: il primo passo viene fatto nel 1969, quando la Corradi batte sulla sua Lettera 22 un breve appunto contenente l’idea di base del progetto. Il memorandum finisce sotto gli occhi del Ministro dell’Istruzione Mario Ferrari Aggradi, che è subito conquistato dalla proposta. Nel 1976 per la prima volta sui libretti universitari di studenti italiani vengono registrati esami sostenuti in Francia. E nel 1987, finalmente, viene avviato il Progetto Erasmus per come lo conosciamo oggi.
Adesso, a 86 anni di età, quella che è stata definita “Mamma Erasmus” si toglierà un’altra soddisfazione: per il suo ruolo nella creazione del progetto Erasmus, il prossimo 20 aprile Sofia Corradi sarà insignita di un dottorato honoris causa dalla Sapienza di Roma. La stessa università che nel lontano 1957 aveva snobbato la sua esperienza all’estero, da cui tutto è partito.