Il Commento

Di Giorgio, guanto di sfida
con la mozione tripartita

TORONTO – Se fossero avvenute in un contesto parlamentare, le mozioni di Daniel Di Giorgio alla riunione del Consiglio scolastico cattolico di giovedì 25 marzo sarebbero state una sorta di mozione di sfiducia contro un governo di minoranza. Il governo sopravvive a queste mozioni, o crolla e viene sostituito. In entrambi i casi, l’obiettivo della mozione di non fiducia provoca gravi danni alla reputazione.

Questa mozione di sfiducia è arrivata “dall’interno delle file del governo”, per così dire, non dalla Stampa, non dal pubblico, ma da un membro del proprio Consiglio. Altri fiduciari – e addetti al lavoro – devono vivere fra le stelle; sembrano pensare di avere la reputazione in riserva o di avere la protezione di qualche “santo patrono” non identificato.

Clinico nella sua consegna e non intimidito dalla raffica di interruzioni da parte del collega fiduciario Rizzo, il trustee Di Giorgio ha espresso preoccupazione e ha proposto l’intervento ministeriale su vari fronti. Qualcosa che ci si potrebbe aspettare da un funzionario pubblico coscienzioso.

In una mozione tripartita che ha provocato un acrimonioso sfogo da parte di Rizzo, e, riferendosi dell’articolo 230 della legge sull’istruzione, Di Giorgio ha chiesto ai suoi colleghi di esigere alla Presidenza “a presentare una richiesta formale al ministro dell’Istruzione per un investigatore… per rivedere la gestione del codice di condotta da parte del TCDSB, le denunce di molestie e conflitti di interesse da dicembre 2018 a gennaio 2021. ” BOOM!!!

Se avete seguito la nostra copertura sull’istruzione pubblica e sui caotici sviluppi nel TCDSB negli ultimi due anni e oltre, capirete cosa intendeva l’attuale presidente quando disse assumendo l’incarico: “siamo disfunzionali”. Da allora la situazione non è migliorata.

Chiaramente non è più tollerabile per persone ragionevoli come il fiduciario Di Giorgio, o per i genitori interessati che pretendono per i loro figli un’istruzione di qualità.

Forse si era preparato all’incontrollabile ostruzionismo di Rizzo – la presidenza non sembrava pronta – ma un Di Giorgio impassibile ha continuato, prendendo con calma la mira all'”eleggibilità” di uno o più colleghi a svolgere il ruolo di fiduciario. La sua seconda risoluzione invitava il Presidente a chiedere al Ministro, sotto la stessa sezione230 “a determinare se il TCDSB rispetti o meno i regolamenti ai sensi dell’articolo 219 (1) della legge sull’Istruzione, per i requisiti dei suoi membri.. Kaboom!!!!

Di Giorgio aveva sollevato la questione dell’ “idoneità” di partecipare al processo decisionale durante una seduta pubblica del Consiglio nel mese di novembre, in merito all’inversione delle decisioni del Consiglio e alla condanna di uno dei loro colleghi. Il suo ragionamento sembrava ovvio: se il provveditorato non può prendere l’iniziativa, forse il ministro dovrebbe imporre un investigatore esterno.

La sua mozione suggerisce che l’istruzione, e in particolare quella Cattolica, non deve essere abbandonata nelle mani di persone che non appaiono capaci, interessate o potrebbero anche non essere qualificate.

Ciò includerebbe il direttore la cui leadership è sempre più sotto esame. Di Giorgio lo ha raggruppato con la terza parte della mozione, invitando la Presidenza a chiedere una ““performance review esterna ai sensi dell’ OR43/10 … sull’esercizio delle rispettive funzioni da parte del Consiglio e del Direttore del Provveditorato agli studi“. La situazione è davvero così negativa?

Dall’esterno, per noi, sembra ancora peggio. Di Giorgio, infatti, ha incluso anche la farsa che è diventata il ruolo del Commissario per l’Integrità (ma questo è per un altro articolo, domani). Basta guardare il replay sul sito web TCDSB. È una presa in giro della governance.

A suo merito, Di Giorgio non ha battuto ciglio sotto pressione. “Votate secondo la vostra coscienza”, ha consigliato ai colleghi che obiettavano. Le mozioni alla fine sono state respinte 8-3, compresi i trustee eletti e presenti. Almeno lui e altri due hanno preso le distanze dall’inevitabile implosione di un prezioso bene sociale lasciato nelle mani di chi apparentemente è determinato ad abbatterlo.

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