TORONTO – È ancora la crisi abitativa a tenere banco nel dibattito politico federale e provinciale. A Ottawa il ministro per le Politiche Abitative Sean Fraser ha confermato che il governo sta passando al vaglio una lunga lista di potenziali provvedimenti per alleviare la crisi che sta attanagliando il Canada e che sta costando – secondo tutti i sondaggi – una rilevante fetta di consenso al Partito Liberale.
Su questo punto la questione è abbastanza chiara: persiste nell’elettorato canadese la percezione che l’esecutivo guidato da Justin Trudeau abbia deciso di prendere tempo e l’immobilismo della compagine governativa ha delle ripercussioni negative nelle intenzioni di voto.
A nulla – e questo rafforza questa narrazione – è servito il Consiglio dei Ministri organizzato a fine agosto a Charlottetown proprio sul tema della crisi abitativa: nella tre giorni di incontri, vertici, riunioni e dibattiti con esperti del settore il governo federale non ha deciso sostanzialmente nulla, rimandando sine die l’approvazione di determinate misure. La mossa ovviamente ha fatto il gioco del leader dell’opposizione: Pierre Poilievre ha attaccato duramente il primo ministro proprio su questo tema, mettendo in luce la presunta inefficacia dell’agenda di governo sulle politiche abitative.
Fraser, dal canto suo, ha ribadito ancora una volta come l’esecutivo stia valutando il potenziale impatto di alcuni provvedimenti pensati per aggredire la situazione di crisi. Tra queste, sgravi fiscali sulle abitazioni, la possibile eliminazione della Gst sulla costruzione di unità abitative e incentivi fiscali per i costruttori. Oltre a questo, sul tavolo c’è anche la destinazione di alcuni terreni federali per la costruzione di case popolari: anche perché – ha sottolineato il ministro – il governo federale non vuole che gli sgravi e gli incentivi vengano utilizzati per la costruzione di abitazioni di lusso, che non contribuirebbero a disinnescare la crisi abitativa.
Il governo poi deve tenere conto anche delle richieste avanzate dall’Ndp, che in questo momento attraverso il patto di legislatura siglato nella primavera del 2022 sta mantenendo in vita l’esecutivo di minoranza liberale. Il leader neodemocraticao Jagmeet Singh ha lanciato la proposta di eliminare la Gst per la costruzione di case popolari, una misura che il governo – come confermato dallo stesso Fraser – potrebbe fare sua.
A livello provinciale la questione della crisi abitativa va di pari passo con gli sviluppi dello scandalo della Greenbelt, che ha portato al rimpasto di governo e alle dimissioni dell’ormai ex ministro Steve Clark. Paul Calandra, responsabile del delicato portafoglio ereditato dal collega di partito, la scorsa settimana ha confermato che il governo provinciale ha intenzione di avviare una revisione completa di tutte le applicazioni presentate sui terreni protetti della Greenbelt.
Ieri il ministro delle Politiche Abitative ha annunciato il possibile dietrofront per quanto riguarda la precedente decisione di nominare dei facilitatori provinciali con il compito di verificare le richieste avanzate in alcune regioni del Sud Ontario: Durham, Halton, Niagara, Simcoe County, Waterloo e York.
“Il nostro governo – ha scritto Calandra su X (Twitter) – sta lavorando duramente per garantire che i comuni siano adeguatamente attrezzati per raggiungere i loro obiettivi abitativi e iniziare i lavori. Esaminerò l’intenzione precedentemente dichiarata di nominare facilitatori per raggiungere il nostro obiettivo di costruire più case in queste regioni in rapida crescita”.
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