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Costo della vita, previsto un nuovo leggero aumento dell’inflazione

TORONTO – Cresce l’attesa per i nuovi dati sull’inflazione in Canada. Costo della vita, aumento dei tassi d’interesse, mutui alle stelle: per dodici mesi nel nostro Paese questi tre indicatori hanno pesato, moltissimo, sulle tasche dei contribuenti, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie in un anno segnato da un rallentamento della nostra economia. Domani Statistics Canada presenterà i dati sull’inflazione relativa a dicembre, con i quali potremo finalmente chiudere i conti con il 2023 e voltare pagina: tutte le previsioni fatte dagli economisti negli ultimi giorni parlano di un nuovo, seppur leggero, aumento del costo della vita. E questo – sottolineano gli esperti – sarà dovuto in larga parte al costo del carburante che, seppur rimanendo su valori relativamente bassi rispetto ai picchi del 2021 e del 2022, avrà su base annua un sostanziale aumento.

Come sempre, però, gli occhi saranno puntati su un altro indicatore, quello che pesa di più sulle tasche dei canadesi: l’andamento dei prezzi relativi al cosiddetto carrello della spesa, in particolare il costo dei generi alimentari, che nell’anno appena trascorso hanno segnato aumenti record con valori doppi rispetto al tasso d’inflazione generale. Gli ultimi dati di novembre, per quanto riguarda i prodotti alimentari, mettono in luce aumenti su base annua del 4,7 per cento.

Resta da capire quali saranno le scelte dei prossimi mesi di Bank of Canada e i dati sull’inflazione, ovviamente, avranno un peso enorme sulle strategie di politica monetaria della Banca Centrale. Fu infatti proprio l’inflazione fuori controllo a spingere il governatore di Bank of Canada Tiff Macklem nella primavera del 2022 a inaugurare una politica di rialzo progressivo del tasso di sconto, che dal minimo storico dello 0,25 è arrivato al 5 per cento, massimo degli ultimi 22 anni. L’aumento dei tassi d’interesse ha permesso, seppur a fatica, di riportare l’ondata inflazionistica sotto controllo: a novembre il dato era del 3,1 per cento, non troppo lontano da quel 2 per cento che rappresenta l’obiettivo dichiarato di Bank of Canada, anni luce rispetto al picco inflazionistico dell’8,1 per cento registrato nell’agosto del 2022.

Come ripetuto alla nausea negli ultimi mesi, per Macklem la parola d’ordine rimane sempre la stessa: prudenza. Di conseguenza, fino a quando non ci sarà un netto crollo dell’aumento del costo della vita, la Banca Centrale lascerà i tassi invariati. Secondo la previsione degli economisti, nei primi mesi di questo 2024 non ci saranno cambiamenti significativi sui tassi, mentre nella seconda metà dell’anno dovremmo assistere a una progressiva – ma sempre prudente – politica di riduzione del tasso di sconto.

La conseguenza principale di questa boccata d’ossigeno sarà il calo parallelo dei mutui a tasso variabile e di tutte le altre forme di prestito creditizio: e di seguito, aumento del potere d’acquisto delle famiglie, investimenti più corposi da parte dei comparti produttivi rimasti al palo per tutto il 2023, e la relativa crescita economica rispetto allo scorso anno, dove invece il Pil è rimasto invischiato in una completa stagnazione, come peraltro avvenuto in molti Paesi occidentali.

Un altro indicatore interessante da analizzare nei prossimi mesi sarà quello del mercato immobiliare, settore questo che ha vissuto un anno di difficoltà proprio per l’aumento dei mutui a tasso variabile. Secondo gli esperti di settore, il mattone potrebbe tornare a tirare non appena la Banca Centrale inizierà ad abbassare il tasso di sconto: ci si aspetta quindi una primavera calda per il mercato delle case, che potrebbe diventare rovente in estate.

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