TORONTO – Tutto secondo copione. Con il riavvio dei lavori parlamentari dopo la lunghissima pausa estiva, è ricominciato il fuoco incrociato verso il governo liberale e il primo ministro Justin Trudeau sul fronte del costo della vita e su quello, altrettanto delicato, della crisi abitativa che sta attraversando il nostro Paese.
Il leader del Partito Conservatore Pierre Poilievre, come ha ribadito durante il primo Question Period di questa sessione parlamentare – imputa a Trudeau la grande responsabilità di aver trascinato il Canada in una spirale che si abbatte soprattutto sulla classe media, che sta lentamente ma inesorabilmente perdendo il potere d’acquisto e che in definitiva non riesce nemmeno più a permettersi di mantenere una propria casa.
Poilievre ha bocciato senza se e senza ma i provvedimenti annunciati dal primo ministro la scorsa settimana durante la tre giorni di London, dove ha avuto luogo il summit del gruppo parlamentare del Partito Liberale: secondo il leader tory l’esecutivo ha sottovalutato per mesi la portata della crisi, mentre l’azione di governo è stata caratterizzata da un immobilismo che ha alimentato il progressivo peggioramento della situazione.
Sul fronte del costo della vita, inoltre, non si sono buone notizie per il governo.
Oggi Statistics Canada annuncerà i valori dell’inflazione registrati ad agosto e secondo la maggioranza degli economisti sarà confermato un nuovo aumento dell’inflazione, anche se resta da capire l’incidenza dei nuovi rincari.
Questo, ovviamente, avrà anche delle ripercussioni sul fronte dei tassi d’interesse, con Bank of Canada che potrebbe intervenire ancora una volta sui tassi d’interesse.
Se dovesse accadere, le conseguenze sono presto dette: nuovo giro di vite nella politica monetaria della Banca Centrale, aumento del tasso di sconto e di conseguenza nuovo salasso per chi ha un mutuo a tasso variabile e per chi ha altre forme di prestiti bancari come le linee di credito.
La crisi abitativa e il costo della vita, come ha confermato anche il sondaggio di Abacus Data della scorsa settimana, continuano ad essere le due principali preoccupazioni dei canadesi: di fronte alle evidenti difficoltà del governo, i conservatori continueranno ad attaccare a testa bassa e questo potrebbe avere ripercussioni in termini di consenso.
In questo momento i rapporti di forza tra i principali partiti sono abbastanza definiti: i conservatori viaggiano a gonfie vele oltre il 40 per cento, con circa 16 punti percentuali di vantaggio sui liberali.
In ogni caso la maggioranza sta cercando di correre ai riapri. Proprio ieri la capogruppo alla House of Commons Karina Gould ha ribadito come in questa sessione parlamentare il governo liberale cercherà di affrontare e di trovare soluzioni alla crisi abitativa e al costo della vita alle stelle.
In questo contesto, resta da capire quale ruolo sarà recitato dai neodemocratici di Jagmeet Singh. L’Ndp infatti, seppur ufficialmente all’opposizione, con i suoi voti garantisce la sopravvivenza del governo liberale secondo quanto stabilito dal patto di legislatura siglati dallo stesso Singh e da Trudeau nella primavera del 2022.
I neodemocratici stanno cercando di dire la loro sull’agenda delle priorità del governo e hanno promesso che cercheranno di fare inserire alcuni provvedimenti nella prossima legge di bilancio.
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