TORONTO – Allacciamoci le cinture e prepariamoci: lo scontro tra Patrick Brown e Pierre Poilievre sarà una costante di questa corsa alla leadership. Non sono trascorse nemmeno ventiquattrore dalla discesa in campo del sindaco di Bramtpon che i due candidati alla leadership conservatrice hanno dato vita a una polemica che dimostra come in ballo non vi siano solamente due personalità politiche antitetiche, ma anche due visioni di partito completamente all’opposto.
Brown ha presentato un comunicato stampa nel quale attacca il rivale su uno dei temi sensibili di questa campagna, quello del rispetto delle minoranze. “Pierre Poilievre ha sostenuto due politiche discriminatorie della campagna elettorale del Partito Conservatore del 2015: il divieto del niqab e le pratiche culturali barbariche delle tip line. Non si è mai espresso contro queste politiche. Pierre non ha alcuna credibilità nell’annunciare alcun tipo di politica che abbia un impatto in gran parte sulle comunità minoritarie, come l’immigrazione, perché non si è mai schierato pubblicamente contro politiche che le influenzano in modo sproporzionato, come il divieto del niqab, la tip line o il Bill 21. Piuttosto che rendere questo il paese più accogliente per gli immigrati nel mondo, ha felicemente spinto la retorica che ha solo tentato di dividere le persone piuttosto che riunirle”.
Poi Brown ha rincarato la dose. “In effetti Poilievre ha arruolato un portavoce della campagna che è stato l’architetto della campagna elettorale federale conservatrice del 2015. Questa è la stessa campagna che ha messo in piedi queste due politiche ripugnanti e ha fatto perdere i conservatori alle elezioni generali del 2015. Ho sempre combattuto con orgoglio contro queste incursioni sulla libertà religiosa – così come il disegno di legge Bill-21. Non ho mai evitato di combattere contro l’intolleranza e continuerò a farlo. Ogni leader canadese dovrebbe sentirsi allo stesso modo”.
Poilievre, dal canto suo, ha risposto per le rime. “Patrick Brown – ha dichiarato durante un suo intervento a Markham – dirà e farà qualsiasi cosa. La realtà è che io e lui non siamo d’accordo sulla carbon tax. Brown, appoggiandola, in sostanza crede che la benzina dovrebbe essere ancora più costosa. Non riesco a capire il suo punto di vista. Io invece abolirò questa tassa e punterò sulla tecnologia e non sulle imposte”.
Pochi giorni fa, quando le voci sulla possibile candidatura di Brown si stavano rincorrendo, insieme a quella di un possibile patto di non aggressione tra lo stesso sindaco di Brampton e l’altro candidato Jean Charest, lo stesso Poilievre aveva attaccato a muso duro su Twitter: “I due candidati favorevoli alla carbon tax hanno fatto un accordo segreto per impossessarsi della leadership del partito e per imporre le loro politiche liberali sul Partito Conservatore”.
Insomma, per Poilievre né Charest né Brown sono abbastanza a destra per poter guidare il partito ma non solo: è chiaro il riferimento al passato politico di Charest, che dal 2003 al 2012 è stato il premier del Quebec eletto nelle fila del Partito Liberale. Una macchia, secondo Poilievre, l’aver deciso di cambiare casacca, mentre il Partito Conservatore per battere Trudeau avrebbe appunto bisogno di un “vero conservatore”. Siamo solo all’inizio, ma questa corsa alla leadership promette di fare scintille.
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