Canada

Continua il pressing su Trump, col rischio dei dazi raddoppiati

TORONTO – Continua febbrile il pressing politico e diplomatico sulla Casa Bianca per disinnescare la minaccia della guerra commerciale con gli Usa. Ieri i 13 premier delle Province e dei Territori canadesi hanno proseguito nella loro serie di incontri di alto profilo a Washington con governatori, parlamentari e rappresentanti del mondo imprenditoriale statunitense, prima di fare tappa alla Casa Bianca per cercare di far capire come la potenziale imposizione di dazi doganali sarebbe deleteria non solo per l’economica canadese, ma anche e soprattutto per quella americana.

Il forcing canadese, sulla scia di quanto già è stato fatto dal governo federale, per ora non ha portato a risultati concreti, se si esclude la decisione al foto finish del 31 gennaio quando le tariffe doganali sono state sospese per un mese.

Ma la linea ufficiale di Donald Trump rimane sempre la stessa: a partire da marzo, tutti i prodotti canadesi che entreranno nel mercato americano saranno soggetti a una sovrattassa del 25 per cento, con i prodotti energetici – petrolio e gas naturale – che avranno un dazio del 10 per cento. Ma non è tutto. A far capire che aria tira nello Studio Ovale, è bastata la precisazione fatta dall’entourage del presidente americano, che ha sottolineato come l’acciaio e l’alluminio canadese saranno soggetti a una doppia tassazione. L’inquilino della Casa Bianca, infatti, ha confermato che a partire dal 12 marzo questi due prodotti subiranno una tariffa doganale del 25 per cento. A questa percentuale – hanno precisato – sarà sommato il dazio del 25 per cento di inizio marzo: il costo finale, quindi, sarà un pesantissimo +50 per cento, che di fatto potrebbe far collassare le esportazione canadesi di acciaio e alluminio.

In sostanza, la volontà del presidente americano di utilizzare i dazi come arma non è affatto cambiata: semplicemente le misure vengono ricalibrate a seconda delle stesse esigenze americane. Nel frattempo, i cinque ex primi ministri ancora in vita chiedono ai canadesi di esprimere il loro orgoglio nazionale e di “mostrare la bandiera”. Sabato 15 febbraio – Flag Day – segna il 60° anniversario della bandiera canadese. In una dichiarazione congiunta, gli ex primi ministri Joe Clark, Kim Campbell, Jean Chrétien, Paul Martin e Stephen Harper esortano i canadesi a sventolare la bandiera con orgoglio come “mai prima d’ora”.

“Mostriamo al mondo che siamo orgogliosi della nostra storia e orgogliosi del nostro paese”, si legge nella dichiarazione.

Gli ex primi ministri affermano che c’è stata una “ondata” di orgoglio e patriottismo canadese di fronte alle minacce tariffarie di Trump. “Come ex primi ministri del Canada, applaudiamo a questo spirito nazionale”, si legge nella dichiarazione. “Noi cinque veniamo da partiti diversi. Abbiamo avuto la nostra parte di battaglie in passato. Ma siamo tutti d’accordo su una cosa: il Canada, il vero nord, forte e libero, il miglior paese del mondo, vale la pena festeggiare e combattere”.

In alto, il presidente americano Donald Trump (foto: The White House)

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