Canada

Tassi al 4,75 per cento:
mai così alti da ventidue anni

TORONTO – Dopo tre mesi di pausa, arriva una nuova stretta da Bank of Canada sul fronte dei tassi d’interesse. Ieri, infatti, la Banca Centrale ha annunciato il rialzo dello 0,25 per cento del tasso di sconto, che sale quindi al 4,75 per cento, un valore questo mai così alto dal lontano 2001. L’obiettivo ancora una volta è quello di riportare sotto controllo l’inflazione, risalita lievemente a maggio al 4,4 per cento dopo il 4,3 registrato il mese precedente. Gli effetti immediati del rialzo del tasso di sconto saranno, ovviamente, sui mutui a tasso variabile e sui prestiti creditizi, che subiranno un aumento a partire da questo mese. Pagheremo di più quindi per acquistare o mantenere una casa, così come costerà di più accendere un mutuo rispetto allo scorso anno. Bank of Canada, a partire dal marzo del 2022, ha rialzato i tassi d’interesse per otto mesi consecutivi, prima di inaugurare un periodo di tregua durato tre mesi e finito ieri con l’annuncio del governatore Tiff Macklem.

Ma non è finita. Se l’inflazione non dovesse dare segnali ben precisi di rallentamento, potremmo assistere ad ulteriori rialzi del tasso di sconto nei mesi estivi e in quelli autunnali.

“A livello globale – si legge nella nota diramata ieri da Bank of Canada – l’inflazione dei prezzi al consumo sta diminuendo, riflettendo in gran parte i prezzi dell’energia più bassi rispetto a un anno fa, ma l’inflazione di fondo rimane ostinatamente elevata. Mentre la crescita economica in tutto il mondo si sta indebolendo a fronte di tassi di interesse più elevati, le principali banche centrali stanno segnalando che i tassi di interesse potrebbero dover aumentare ulteriormente per ripristinare la stabilità dei prezzi. Negli Stati Uniti, l’economia sta rallentando, anche se la spesa dei consumatori rimane sorprendentemente resiliente e il mercato del lavoro è ancora teso. La crescita economica si è sostanzialmente arrestata in Europa, ma persiste la pressione al rialzo sui prezzi core. La crescita in Cina dovrebbe rallentare dopo l’impennata del primo trimestre. Le condizioni finanziarie sono tornate a quelle viste prima dei fallimenti bancari negli Stati Uniti e in Svizzera”.

“L’economia canadese – continua la Banca Centrale canadese – è stata più forte del previsto nel primo trimestre del 2023, con una crescita del PIL del 3,1%. La crescita dei consumi è stata sorprendentemente forte e generalizzata, anche dopo aver tenuto conto della spinta derivante dall’aumento della popolazione. La domanda di servizi ha continuato a rimbalzare. Inoltre, la spesa per beni sensibili agli interessi è aumentata e, più recentemente, l’attività del mercato immobiliare è aumentata. Il mercato del lavoro rimane teso: i tassi di immigrazione e di partecipazione più elevati stanno ampliando l’offerta di lavoratori, ma nuovi lavoratori sono stati rapidamente assunti, riflettendo la continua forte domanda di manodopera. Nel complesso, l’eccesso di domanda nell’economia sembra essere più persistente del previsto”.

“L’inflazione CPI è salita ad aprile al 4,4%, il primo aumento in 10 mesi, con i prezzi di un’ampia gamma di beni e servizi superiori alle attese. L’inflazione dei prezzi dei beni è aumentata, nonostante i minori costi energetici. L’inflazione dei prezzi dei servizi è rimasta elevata, riflettendo una forte domanda e un mercato del lavoro teso. La Banca continua ad aspettarsi che l’inflazione CPI diminuisca a circa il 3% in estate, poiché i prezzi dell’energia più bassi si manifestano e i grandi aumenti dei prezzi dello scorso anno non superano i dati annuali. Tuttavia, con le misure a tre mesi dell’inflazione core che si aggirano nell’intervallo 31/2-4% per diversi mesi e l’eccesso di domanda persistente, sono aumentate le preoccupazioni che l’inflazione CPI possa rimanere bloccata materialmente al di sopra dell’obiettivo del 2%”.

“Sulla base dell’accumulo di elementi concreti, il Consiglio direttivo ha deciso di aumentare il tasso di interesse di riferimento, riflettendo la nostra opinione secondo cui la politica monetaria non era sufficientemente restrittiva per riportare l’offerta e la domanda in equilibrio e riportare l’inflazione stabilmente all’obiettivo del 2 per cento. La stretta quantitativa integra l’orientamento restrittivo della politica monetaria e normalizza il bilancio della Banca. Il Consiglio direttivo continuerà a valutare la dinamica dell’inflazione di fondo e le prospettive per l’IPC. In particolare, valuteremo se l’evoluzione dell’eccesso di domanda, delle aspettative di inflazione, della crescita salariale e del comportamento dei prezzi delle imprese siano coerenti con il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione. La Banca rimane risoluta nel suo impegno a ripristinare la stabilità dei prezzi per i canadesi”.

Sulla delicata questione è intervenuta ieri la ministra delle Finanze Chrystia Freeland, commentando la decisione della Banca Centrale. “Si tratta di una decisione sofferta – ha dichiarato ai giornalisti – con degli effetti concreti sui canadesi. Il nostro governo continuerà ad aiutare la popolazione con provvedimenti mirati. Ma in generale l’obiettivo è quello di riportare sotto controllo i prezzi, così come garantire posti di lavoro ben pagati”.

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