Canada

Protesta, sgomberato
l’Ambassador Bridge

TORONTO – Dopo quasi una settimana, è stato sgomberato l’Ambassador Brigde a Windsor. La protesta dei camionisti negli ultimi giorni si era intensificata, con la classe politica federale e provinciale che aveva sposato la linea morbida per convincere i manifestanti a terminare la protesta e permettere la riapertura del passaggio di frontiera con gli Stati Uniti. Uno snodo, quello di Windsor, vitale per l’economia canadese, con perdite stimate fino a 400 milioni di dollari al giorno per via dell’impossibilità di tir e mezzi pesanti di poter varcare il confine.

Ieri, nonostante che la polizia sia riuscita a sgomberare i manifestanti, per tutta la giornata si sono registrati rallentamenti e disagi.

Il sindaco di Windsor Drew Dilkens ha dichiarato che “la crisi economia nazionale al ponte Ambassador è finalmente finita. Voglio ringraziare tutte le forze dell’ordine per la loro determinazione e per l’approccio compassionevole che hanno avuto nei confronti dell’occupazione”. Un approccio soft, appunto, che ha fatto storcere il naso a molti, visti gli interessi in ballo.

“Credo – ha poi aggiunto il primo cittadino di Windsor – che tutti quanti abbiamo il diritto di manifestare, ma allo stesso tempo dobbiamo esercitarlo nel rispetto della legge e delle regole. Come canadesi – ha continuato, riferendosi ai manifestanti – ci sono più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono, e tutti quanti dobbiamo cercare una soluzione condivisa con chi ha delle idee diverse dalle nostre, nella tolleranza e nel rispetto”.

La crisi al confine, così come la manifestazione iniziata due settimane fa Ottawa, ha però messo in luce un significativo livello di indecisione da parte del governo provinciale e di quello federale.

A Queen’s Park l’esecutivo guidato da Doug Ford ha aspettato molto tempo prima di intervenire. Dopo dieci giorni dall’inizio della protesta, il premier venerdì dell’Ontario ha dichiarato lo stato d’emergenza: un passo formale, che ha garantito alla polizia maggiori poteri d’intervento e pene più severe per i manifestanti, da 100mila dollari di ammenda fino a un anno di carcere.

“Mentre questi ordini di emergenza saranno temporanei – ha dichiarato Ford – abbiamo tutte le intenzioni di portare avanti una nuova legislazione che renderà queste misure permanenti per legge. Stiamo prendendo le misure necessarie per sostenere i nostri poliziotti mentre stanno facendo ciò che serve per ripristinare la legge e l’ordine”.

Lo stato di emergenza renderà illegale e punibile bloccare e fermare la circolazione di beni, persone e servizi lungo le infrastrutture critiche.

“Ciò includerà la protezione dei valichi di frontiera internazionali, delle autostrade della serie 400, degli aeroporti, dei porti, dei ponti e delle ferrovie. Includerà anche la protezione del movimento sicuro ed essenziale dei servizi ambulatoriali e medici, del trasporto pubblico, delle strade comunali e provinciali, nonché delle passerelle pedonali”.

Anche il governo federale ha scelto l’approccio soft nei confronti della protesta. Solamente ieri il ministro per l’Emergenza Bill Blair ha fatto sapere che Ottawa era pronta ad appellarsi all’Emergencies Act per porre fine alla protesta. Una mossa in ritardo, arrivata quando la polizia a Windsor aveva già smantellato il blocco organizzato dai camionisti.

“Quando le circostanze superano la capacità delle province di gestirlo sotto le loro autorità, siamo pronti a utilizzare autorità aggiuntive che sono a disposizione del governo federale”, ha detto Blair, aggiungendo che il governo federale è in “costante contatto” con l’Ontario. “Siamo pronti a utilizzare ogni strumento a nostra disposizione, compresi i poteri di emergenza e per assicurarci di mettere a nudo ogni risorsa del governo federale. Questa è una situazione critica per il paese”.

Nel tardo pomeriggio infine è giunta la notizia di un possibile accordo tra il sindaco di Ottawa Jim Watson e gli organizzatori della protesta nella Capitale per lo smantellamento del blocco dei tir in centro.

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