Canada

Inchiesta pubblica “negata”,
a Ottawa è tutti contro tutti:
occhi puntati su Singh

TORONTO – Lo stop all’inchiesta pubblica sulle interferenze straniere sta creando un vero e proprio terremoto politico a Ottawa. Il clima infuocato fatto di accuse reciproche, minacce, polemiche e veleni rischia di incrinare definitivamente i rapporti tra i partiti alla House of Commons, con le opposizioni che – almeno per una volta – si trovano unite nel criticare il governo liberale ma che, allo stesso tempo, si stuzzicano e mostrano come la nostra classe politica, almeno in questa legislatura, sia attraversata da divisioni profonde difficilmente riconciliabili.

Il punto di partenza, ovviamente, è quella della natura asimmetrica di questa traballante maggioranza che sostiene il primo ministro Justin Trudeau: il Partito Liberale non ha la maggioranza assoluta alla Camera e per sopravvivere ha bisogno dell’appoggio indiretto di Jagmeet Singh e dei suoi 24 deputati dell’Ndp. Mentre in passato, con gli altri governi di minoranza, questo sostegno si palesava solamente nelle votazioni di fiducia collegate all’approvazione del budget, dall’anno scorso liberali e neodemocratica hanno formalizzato un patto di legislatura con il quale l’Ndp garantisce l’appoggio esterno all’esecutivo fino alle elezioni del 2025 in cambio dell’approvazione di alcuni provvedimenti proposti dagli stessi neodemocratici nel budget. L’Ndp, detta in soldoni, ha un piede dentro il governo e uno fuori, senza ministri ma con in mano la “golden share” che permette a Trudeau di portare avanti la sua agenda.

Ora, la raccomandazione formalizzata da David Johnston sulla controversa vicenda delle interferenze cinesi nel processo elettorale canadese – che di fatto decreto lo stop all’ipotesi di creare una commissione d’inchiesta pubblica – è scoppiata come una bomba nelle stanze del potere della Capitale. Sia Singh che il leader del Partito Conservatore Pierre Poilievre hanno criticato la decisione dell’ex governatore generale e hanno chiesto a Trudeau di accantonare il rapporto presentato martedì da Johnston e di attivare invece un’inchiesta pubblica per fare luce sulla vicenda.

Ma non dobbiamo farci ingannare: anche i rapporti tra i partiti d’opposizione non sono idilliaci e lo stesso Poilievre ha stuzzicato il leader neodemocratico, chiedendo in sostanza di utilizzare come “arma di ricatto” il patto di legislatura siglato con i liberali. “A questo punto – ha dichiarato l’ex ministro del governo Harper – è tutto in mano a Jagmeet Singh. La questione è evidente. Singh cosa ha intenzione di fare? Vuole rimanere nella coalizione con Justin Trudeau e aiutarlo a creare un’altra copertura a questo ennesimo scandalo? Vuole davvero aiutare il primo ministro a nascondere le interferenze fatte da una dittatura straniera ostile al Canada nel nostro processo elettorale?”.

Se il leader dell’Ndp – è questo il ragionamento di Poilievre – vuole davvero costringere Trudeau a creare un’inchiesta pubblica, ha già in mano l’unico strumento politico capace di forzare lo stallo: può, cioè, staccare la spina e togliere il suo sostegno all’esecutivo liberale. Lo farà? “Singh – ha aggiunto Poilievre – non è altro che l’assistente di Justin Trudeau in questa operazione di insabbiamento della verità. Se davvero Singh decidesse, almeno per una volta, di lavorare per i canadese e non per Justin Trudeau, allora il parlamento potrebbe costringere il primo ministro a creare una vera inchiesta pubblica”.

Detto questo, è utile ricordare che il primo ministro ha offerto ai leader dei partiti d’opposizione la possibilità di accesso a tutta la documentazione in possesso del governo sulle interferenze straniere, anche quella che è stata secretata per motivi di sicurezza nazionale. Un’offerta, quella di Trudeau, che però è stata respinta e il perché è stato spiegato da Yves-François Blanchet. Il leader del Bloc Quebecois ha sottolineato come quella che in apparenza potrebbe sembrare un’idea sensata ed accettabile, in realtà si potrebbe trasformare in un’arma a doppio taglio per i leader dei partiti d’opposizione.

“È una trappola”, ha detto Blanchet parlando con i giornalisti a Ottawa. Per Blanchet Trudeau sta cercando di usare l’offerta per mettere a tacere essenzialmente i leader del partito di opposizione sulla questione, perché non sarebbero in grado di parlare pubblicamente di ciò che hanno appreso ottenendo l’accesso al materiale classificato.

“La trappola è dire: ’Se vuoi vedere tutto, non puoi dire nulla, o fare qualcosa con quello’”, ha detto Blanchet. E poi i liberali diranno a tutti che tutto è risolto perché i leader dei partiti di opposizione hanno visto qualcosa, su cui non possono fare nulla”.

Per Blanchet il rapporto di Johnston minimizza la gravità della questione delle interferenze straniere e fa sembrare che stia cercando di proteggere la segretezza dei liberali al governo.

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