Canada

I conservatori avanzano
ma O’Toole rappresenta
ancora una zavorra

TORONTO – Il Partito Conservatore guadagna terreno sui liberali, ma la leadership di Erin O’Toole rappresenta ancora una volta un freno. È questa l’istantanea scattata da un sondaggio della Leger presentato ieri che mette in luce come i rapporti di forza tra i partiti a livello federale si siano sostanzialmente stabilizzati negli ultimi mesi dopo le elezioni dello scorso autunno. Secondo l’indagine demoscopica i liberali guidati dal primo ministro Justin Trudeau in questo momento si troverebbero al 34 per cento, due punti percentuali in meno rispetto al sondaggio realizzato sempre dalla Leger a dicembre ma abbondantemente sopra la percentuale raggiunta alle urne il 20 settembre 2021, quando i grit totalizzarono il 32,6 per cento, conquistando la maggioranza relativa dei parlamentari.

I conservatori, dopo un periodo negativo nelle intenzioni di voto, sono tornati a quota 31 per cento, lo stesso livello che avevano prima dell’ultima consultazione elettorale federale.

Se si dovesse votare in questo momento, l’Ndp si attesterebbe a quota 18 per cento, il People’s Party di Maxime Bernier crescerebbe al 6 per cento mentre il Green Party non andrebbe oltre il 3 per cento.

Ma è il dato sui vari leader a dare un significato ben preciso a questo ultimo sondaggio. Sulla base di un campione di 1.525 intervistati, il leader liberale continua ad essere visto come il politico maggiormente qualificato per guidare il Paese.

Alla precisa domanda su chi sarebbe il miglior primo ministro, il 25 per cento degli intervistati ha indicato Trudeau, il 19 per cento il neodemocratico Jagmeet Singh e solo il 16 per cento ha risposto Erin O’Toole. E qui arriviamo al grande problema che sta assillando i conservatori sin dalla sconfitta al voto di settembre. Il leader del partito non solo non è un valore aggiunto, ma addirittura rappresenta una zavorra per le aspirazioni legittime di crescita della destra canadese.

Se il 31 per cento del campione è pronto a votare per il Partito Conservatore e solo il 16 per cento considera O’Toole adatto al ruolo di primo ministro, questo vuol dire che un elettore conservatore su due non solo non ha una grande considerazione del proprio capo, ma addirittura preferisce come primo ministro un liberale o un neodemocratico.

Insomma, siamo di fronte a una crisi profonda che sta attraversando la galassia conservatrice canadese, una crisi della quale avevamo già visto dei segnali preoccupanti alle elezioni, con il boom di voti per l’altro partito di destra – il PPC di Bernier – e la sconfitta in alcuni distretti considerati dei feudi tory in Alberta e nelle Province dell’Ovest.

Giovedì alla riunione del Partito Conservatore verrà presentato il rapporto Cumming, un’analisi sulle ragioni della sconfitta. I ribelli che vogliono le dimissioni di O’Toole stanno affilando le armi e il documento potrebbe rappresentare la molla per cercare di defenestrare l’attuale leader. I segnali che arrivano dai sondaggi confermano l’impressione generalizzata degli ultimi mesi: con questa leadership conservatrice Trudeau può dormire sonni tranquilli.

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