Canada

Finita la tregua armata tra Trudeau e Ford, voto federale più vicino

TORONTO – Con il passare dei giorni si moltiplicano i segnali di un possibile voto anticipato in Canada.

Lo scorso 12 gennaio Justin Trudeau aveva mischiato le carte del suo esecutivo, con un mini rimpasto di governo che aveva coinvolto alcune delle pedine chiave, ultimando di fatto la squadra con la quale affronterà il ritorno alle urne. La tabella di marcia, secondo le voci che si rincorrono nelle stanze del potere a Ottawa, prevede la presentazione di un budget “elettorale” in primavera e il voto anticipato.

Un ulteriore indicatore sull’imminenza del ritorno alle urne è quello del repentino cambiamento dei toni da parte del primo ministro e degli altri componenti dell’esecutivo nei confronti degli altri livelli di governo durante questa seconda ondata della pandemia.

Fino allo scorso autunno abbiamo assistito a una sostanziale tregua armata tra lo stesso Trudeau e il premier dell’Ontario Doug Ford. Il focus dell’esecutivo federale e del leader provinciale era stato quello dell’attivazione di tutte le misure necessarie per disinnescare o quanto meno limitare le due crisi provocate in Canada dal Covid-19: quella sanitaria e quella economica. Poi, progressivamente, i rapporti tra il primo ministro e il premier dell’Ontario si sono deteriorati.

Prima, piccole scaramucce, in particolare sulla mancanza di un’azione efficace da parte di Ottawa sul controllo dei passeggeri dei voli internazionali che sbarcavano al Pearson di Toronto senza alcun tipo di controllo: in questo caso, è giusto ricordarlo, la competenza è dell’esecutivo federale e Ford, di fronte all’immobilismo del primo ministro, è stato costretto a lanciare un progetto pilota provinciale per l’intensificazione dei controlli e il tracciamento dei passeggeri.

Martedì invece lo scontro è stato diretto e senza intermediazioni. Trudeau, nel fare il punto della situazione, non ha nascosto la propria preoccupazione per la situazione che si è sviluppata nelle case di cura a lunga degenza, in particolare in Ontario. Una presa di posizione che non è piaciuta a Ford, che ha accusato apertamente il primo ministro di non aver fatto abbastanza per evitare i ritardi sull’arrivo delle dosi dei vaccini Pfizer: questo contrattempo determinerà un rallentamento generalizzato nella campagna di vaccinazione in tutto il Canada, con pesanti ripercussioni soprattutto in Ontario.

La polemica con Ford, iniziata da Trudeau, rappresenta un ulteriore segnale dell’imminenza del voto anticipato. Il primo ministro ha messo da parte i toni concilianti degli ultimi mesi e ha iniziato ad utilizzare un linguaggio più diretto, quasi da campagna elettorale. Vista la debolezza del Partito Conservatore a livello federale, la strategia del leader liberale sembra puntare allo scontro aperto con il premier dell’Ontario. Bisognerà vedere se questo tipo di approccio porterà i suoi frutti.

Sta di fatto che nelle ultime settimane il premier dell’Ontario ha subito un crollo della sua popolarità, che invece la scorsa estate aveva raggiunto il picco, come registrato dall’ultimo sondaggio dell’Abacus (leggi qui: Crolla la popolarità di Doug Ford).

E resta da capire se la probabile scelta di tornare alle urne nel bel mezzo della pandemia premierà Trudeau o gli si ritorcerà contro. Il potenziale barometro della situazione sarà dato, molto probabilmente, dall’andamento della campagna di vaccinazione di massa: se ci saranno degli intoppi, ci potrebbero essere delle ripercussioni in termini di consenso con chi ha guidato il Paese fino a quel momento.

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