Canada

“Dobbiamo costruire
una comunità sana”

TORONTO – Myles Sanderson, presunto responsabile assieme al fratello Damien della strage nella James Smith Cree Nation del Saskatchewan, il motivo della sua furia omicida, l’ha portato con sé nella tomba.

Arrestato mercoledì pomeriggio dall’Rcmp che gli dava la caccia da quattro giorni vicino a Rosthern, è deceduto mentre era in custodia della polizia. “Poco dopo il suo arresto, ha manifestato segni di sofferenza fisica – ha detto mercoledì Rhonda Blackmore, assistente commissario della Royal Canadian Mounted Police Saskatchewan in una conferenza stampa – sono state adottate tutte le misure salvavita fino all’arrivo dei paramedici ma è stato dichiarato morto appena giunto in ospedale”. Mentre la Blackmore non si pronuncia sulla causa che ha determinato il decesso, una fonte all’Associated Press ha affermato che Sanderson si sarebbe suicidato.

Quello che invece sembra certo è che – ora che Sanderson non è più latitante – la provincia ha tirato un sospiro di sollievo. La riserva James Smith Cree Nation è stata, suo malgrado, il teatro di nove omicidi, il decimo accoltellamento è avvento nella vicina Weldon.

Nei giorni seguenti la carneficina il fuggitivo Sanderson è stato avvistato, armato di coltello, all’esterno di una residenza di Wawak ma il suo arresto è avvenuto a Rosthern, 45 chilometri di distanza dal luogo dove era stato riconosciuto. “Quando un agente delle Giubbe Rosse lo ha avvistato, Sanderson viaggiava a bordo di un camion Chevrolet Avalanche bianco rubato, a 150 chilometri all’ora – ha aggiunto Blackmore – il veicolo, inseguito dai poliziotti è finito fuori strada. Nel camion è stato trovato un coltello”.

Dal momento che Sanderson è morto mentre era in custodia, l’Rcmp del Saskatchewan ha chiesto al Saskatoon Police Service e al Saskatchewan Independent Response Team di condurre un’indagine esterna sull’incidente.

Ieri, inoltre il Chief della James Smith First Nation Wally Burns, assieme a numerosi chief di altre riserve, a rappresentanti dell’Rcmp, a vari ministri federali, al Premier del Saskatchewan Scott Moe e al commissario dell’Rcmp Brenda Lucki hanno preso parte a una conferenza nella James Smith Cree Nation. Una conferenza lunga, tesa, dove alle condoglianze alle famiglie, che a causa di questa violenza insensata, hanno perso uno o più loro cari, hanno fatto seguito gli interventi dei leader delle First Nations. Interventi carichi di commozione e di tristezza nei quali è stata messa in luce la necessità di rimanere uniti, di farsi forza per andare avanti sconfiggendo ogni forma di violenza. “Dobbiamo impegnarci con tutti noi stessi per costruire una comunità sana, una comunità dove non ci sia posto per la droga e dove nessuno sia alcolizzato – ha detto il Chief Wally Burns – solo assieme riusciremo in questo intento. Oggi è l’inizio di un altro capitolo della nostra vita. Un capitolo in cui innanzitutto dobbiamo celebrare le vite che se ne sono andate, che sono state portate via… Ringrazio tutti dal profondo del cuore per il sostegno che ci hanno dato, ringrazio in particolare l’Rcmp”.

È una comunità ferita, questa delle First Nations, che come hanno detto i suoi chief, adesso ha bisogno di “elaborare il lutto”, poi di ripartire. “Chiediamo al governo di aiutarci, di stanziare fondi per darci una mano a combattere tutte le problematiche che ci affliggono, che ci tormentano, che ci causano tanto dolore”, hanno detto all’unisono.

Nella foto in alto, l’intervento del Chief Wally Burns durante la conferenza di ieri nella James Smith Cree Nation (YouTube)

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