TORONTO – Essendo la politica quella che è in Canada, la minima percezione di “vacillare” viene gonfiata per demonizzare e ingrandire la natura della debolezza: un raffreddore diventa polmonite conclamata. Purtroppo, il fenomeno non è esclusivo del Canada. L’anno 2024 passerà sicuramente alla storia come un anno elettorale in cui i “potenti” incontrano il loro destino politco, almeno per come la vedono i loro nemici politici.
Il presidente Macron in Francia, il primo ministro Sunak in Gran Bretagna e il cancelliere Scholz in Germania si aspettano una sconfitta nelle elezioni per la Camera bassa. Il primo ministro Modi in India è appena uscito da un’elezione che ha visto una diminuzione del suo appeal elettorale, e Dio solo sa quale pasticcio emergerà dalle elezioni americane alla fine di quest’anno.
Le persone sprovviste di memoria aziendale si affidano all’industria speculativa delle comunicazioni “per dare un senso alle cose” a Toronto St. Paul’s, ora che il distretto è passato di mano. Sarebbe troppo facile “speculare”, ma a quale scopo utile?
Diventeremo tutti più familiari con l’attuale deputato, Don Stewart.
Leslie Church, la candidata liberale, potrebbe ricandidarsi alle elezioni generali o emergere da qualche parte nel settore della consulenza. Senza voler mancare di rispetto al processo democratico, gli altri 2.850 e dispari “candidati non contendenti” ricadranno nell’oblio. Toronto St. Paul è un collegio elettorale bipartitico; tutti gli altri candidati in corsa riflettono diverse sfumature di impatto periferico.
Le circostanze più analoghe si verificarono nel 1982 quando Pierre Trudeau, allora raschiando il fango che copriva il fondo del serbatoio in cui era sprofondata la sua popolarità, decise di nominare il deputato uscente per Trinity-Spadina, un seggio sicuro, al Senato in modo che Jim Coutts, il segretario principale di Trudeau, potesse sostituirlo e “ringiovanire il marchio liberale”.
Non è stato così. Il distretto rimase all’NDP fino al 1993. I residenti portoghesi e italiani rimasero fedeli ai liberali per ragioni che verranno approfondite in altri articoli. Queste comunità non sembrano aver seguito lo stesso schema lunedì a Toronto St. Paul’s. Anche la comunità ebraica, anch’essa tradizionale associata al Partito, sembra aver fatto una scelta diversa, per ragioni legate alla posizione del Canada sulle questioni mediorientali e di Israele.
Solo il tempo ci dirà se “torneranno all’ovile”. Per ora, è improbabile che lo facciano in tempo per le prossime elezioni.
Nelle foto in alto, Don Stewart dopo la vittoria (foto X Don Stewart) e Leslie Church (foto X Leslie Church) durante la campagna elettorale
ENGLISH VERSION: Political missteps: loss in Toronto St. Paul’s