Italia

Prosegue l’esodo (europeo) dei giovani italiani: il rapporto del CNEL

ROMA – L’esodo continua, ma cambiano le destinazioni. Gli italiani confermano la loro natura “migrante”, ma le mète non sono più quelle storiche come le “Americhe” o l’Australia: oggi sono i Paesi europei quelli preferiti dai giovani che lasciano il Bel Paese per cercare fortuna all’estero.

È quanto emerge dal primo rapporto “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei Paesi avanzati”, presentato alcuni giorni fa a Villa Lubin a Roma, sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), dal presidente Renato Brunetta e dai curatori Valentina Ferraris e Luca Paolazzi, insieme ai numerosi autori della ricerca,.

Fra i tantissimi dati contenuti nel voluminoso rapporto (di ben 216 pagine), spicca quello dei giovani italiani emigrati all’estero tra il 2011 e il 2024: 630mila. Un numero enorme, che ha dei costi enormi: ammonta infatti a 159,5 miliardi di euro il valore del capitale umano uscito dall’Italia nel 2011-24, stimato sul saldo migratorio e come costo sostenuto dalle famiglie e, per la sola istruzione, dal settore pubblico, per crescere ed educare i giovani italiani (poi) emigrati. 77 miliardi per il Nord e 58 per il Mezzogiorno. Le tre regioni con il valore maggiore sono Lombardia (28,4 miliardi), Sicilia (16,7) e Veneto (14,8). In termini di PIL, poi, il valore del capitale umano uscito nel 2011-24 è pari al 7,5%.

Economicamente è un disastro, dunque, per il Bel Paese. che sarà anche bello ma evidentemente non è… attrattente, nemmeno per i suoi stessi giovani, tant’è che sono più gli italiani che escono degli stranieri che entrano: il rapporto è di 9 a 1. Secondo lo studio del CNEL, infatti, nel 2011-24 si registrano 55mila arrivi in Italia di giovani cittadini delle prime dieci Nazioni avanzate verso cui vanno i giovani italiani, cioè (in ordine alfabetico): Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svizzera e Usa. Nello stesso periodo in quegli stessi Paesi sono andati 486mila giovani italiani, cioè la stragrande maggioranza dei 630mila emigrati: quasi tutti in Europa, dunque, e qualcuno negli Usa. Lo sbilanciamento fra ingressi e uscite è palese e di conseguenza l’Indice Sintetico dei Flussi Migratori (ISFM) dell’Italia per i giovani è pari a 9, cioè altissimo e quindi estremamente negativo. L’ISFM, infatti, misura l’attrattività di un Paese ed è dato dal rapporto tra le sue uscite verso le principali Nazioni avanzate e gli arrivi da quelle medesime Nazioni: più basso è e maggiore è l’attrattività, perché significa che arriva un numero di giovani stranieri più vicino a quello dei giovani italiani che emigrano. Cosa che evidentemente non sta avvenendo in Italia, ormai da molti anni. “L’Italia – secondo il CNEL – sta perdendo una parte quantitativamente e qualitativamente importante della sua generazione giovane e qualificata: un esodo strutturale, non episodico, non compensato da arrivi equivalenti dagli altri sistemi economico-sociali avanzati”.

Ma torniamo ai dati, entrando più nei dettagli. In Italia tra il 2011 e il 2024 sono emigrati 630mila giovani (18-34enni), il 49% dalle regioni del Nord e il 35% dal Mezzogiorno. Il saldo al netto degli immigrati è pari a -441mila. Nel 2024 i giovani che hanno lasciato il Paese sono stati 78mila. Il saldo al netto degli immigrati è pari a -61mila. Nel 2024 il numero degli expat è il 24% del numero delle nascite. Complessivamente, i giovani andati all’estero nel 2011-24 corrispondono al 7% dei giovani residenti in Italia nel 2024. Quanto al livello di istruzione degli expat, sono il 42,1% i laureati tra i giovani emigrati nel triennio 2022-2024, in aumento rispetto al 33,8% dell’intero periodo 2011-24. Al di sopra o vicini alla metà Trentino (50,7%), Lombardia (50,2%), Friuli-Venezia Giulia (49,8%), Emilia-Romagna (48,5%) e Veneto (48,1%). Le quote più basse si registrano in Sicilia (26,5%) e Calabria (27,2%).

E le destinazioni? La prima per i giovani italiani emigrati di oggi è il Regno Unito, con una quota pari al 26,5%. La seconda è la Germania, con il 21,2%, a seguire Svizzera (13,0%), Francia (10,9%) e Spagna (8,2%). Oltreoceano, solo gli Usa sono nella top ten delle destinazioni, mentre il Canada è quasi sparito dalle mète degli “italians” del futuro, forse anche a causa delle tante complicazioni e lungaggini burocratiche dell’IRCC (il Dipartimento dell’Immigrazione) che ogni aspirante “emigrato in Canada” (europeo) deve affrontare per entrare nel Paese. L’Europa, invece, per un giovane italiano è molto più accogliente: basta il passaporto…

Il report completo è consultabile cliccando qui (oppure sul link originale nel sito del CNEL).

“Per farli restare dobbiamo convincerli che crediamo in loro”

ROMA – Le statistiche fotografano la realtà della nuova emigrazione italiana nelle sue diverse sfaccettature, ma poco riescono a dire sui fattori che la plasmano: motivazioni, incentivi, valutazioni, condizioni di chi sceglie di emigrare. “Fattori che è fondamentale conoscere – spiega il CNEL – per agire con politiche, pubbliche e private, indirizzate e migliorare l’attrattività dell’Italia per i giovani”. E l’unico modo per conoscerli, quei fattori, è intervistare i diretti interessati, ossia i giovani stessi, con sondaggi demoscopici, che sono quindi indispensabili non meno delle analisi dei dati. Ecco perché nel rapporto del CNEL, fortemente voluto dal presidente Renato Brunetta (nella foto, da Twitter X – @cnel_it), ce ne sono tre, diversi ma tutti con lo stesso risultato: l’attrattività dell’Italia è bassa.

FORTE SPINTA VERSO L’ESTERO

Il primo sondaggio è stato condotto tra i giovani in Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito riguardo al desiderio/spinta di andare all’estero (molto più elevata in Italia) e all’attrattività dell’Italia rispetto al proprio Paese (decisamente bassa ovunque, soprattutto tra i giovani tedeschi). Il sondaggio conferma che “i giovani italiani mettono sì al primo posto le migliori opportunità lavorative come motivazione per andare via, ma non molto sopra la maggiore efficienza dei sistemi pubblici, il riconoscimento dei diritti civili e la superiore qualità della vita, e per queste risposte sono simili agli spagnoli, tranne che per la percezione del rispetto dei diritti civili”.

PROPENSIONE A EMIGRARE DI CHI È PIÙ ISTRUITO

Il secondo sondaggio è stato svolto presso un sottoinsieme molto specifico, ma ugualmente interessante, di giovani italiani: quelli dei Collegi di Merito, ossia persone che per merito e condizioni economiche sono state aiutate negli studi universitari. Solo un terzo di esse vive in Italia, gli altri sono emigrati, confermando la maggiore propensione a emigrare tra chi ha ottenuto titoli di studio più elevati. Tra le loro valutazioni e motivazioni spiccano “la deficienza di meritocrazia in Italia, l’insoddisfazione per le esperienze lavorative italiane, la ricerca di opportunità di carriera migliori più che di superiore retribuzione”, mentre chi ha deciso di restare o di tornare in Italia è stato guidato da motivi personali-affettivi. Infine, la superiore attrattività del lavoro all’estero dipende certamente dalla remunerazione (meritocraticamente determinata), tuttavia molto contano la libertà di scegliere il metodo di lavoro, l’orario, le condizioni fisiche dei luoghi lavoro, la relazione con il management, la governance dell’impresa e l’ascolto dei suggerimenti avanzati.

I SUGGERIMENTI DI POLICY

L’ultimo sondaggio è stato realizzato presso gli italiani che sono tornati in Italia. A loro sono stati chiesti, vista la fresca esperienza estera, suggerimenti di policy, che sono stati inclusi, assieme ad altre proposte, nelle conclusioni del rapporto del CNEL. Conclusioni (che si possono leggere nel rapporto consultabile cliccando qui) che indicano l’agenda del che fare, che è una sorta di tabella a doppia entrata, perché coinvolge nelle varie azioni tutti i soggetti che formano la classe dirigente del Paese: governi nazionale e locali, università, imprese, sindacati.

“FACCIAMO CAPIRE AI GIOVANI CHE CREDIAMO IN LORO”

“Come CNEL – ha detto il presidente Brunetta presentando il rapporto: qui il suo intervento integrale, insieme agli interventi degli altri relatori – abbiamo delineato una vera e propria ‘Strategia Giovani’, parte integrante di una visione organica che abbiamo voluto racchiudere nel concetto di ‘nuovo patto generazionale’. L’obiettivo è di valorizzare il ruolo delle nuove generazioni nello sviluppo e nella creazione del benessere del Paese”. Anche perché, ha concluso, “il primo e più importante passo per il successo di ogni politica di attrattività è fare in modo che i giovani comprendano, senza ombra di dubbio, che l’Italia ha realmente deciso di credere in loro”.

Per leggere l’intervento integrale del presidente Brunetta e degli altri relatori:

Nella foto qui sotto, al centro, il presidente del CNEL, Renato Brunetta (da Twitter X – @cnel_it); la foto in alto è di yousef alfuhigi da Unsplash

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