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Il cardinale Pizzaballa fra i bambini di Gaza. “Dobbiamo ricostruire i nostri cuori”

GAZA – Per il secondo Natale consecutivo, e per la quarta volta dall’inizio del conflitto in Palestina, il cardinale Pierbattista Pizzaballa si è recato a Gaza. Il patriarca latino di Gerusalemme ha fatto visita, per tutto il weekend prenatalizio, alla piccola comunità cattolica della parrocchia della Sacra Famiglia, per esprimere una volta ancora la vicinanza della Chiesa ai cristiani della Striscia (meno di 1.000 su oltre 2 milioni di abitanti), provati da due anni di guerra e costretti a vivere in condizioni molto dure e con prospettive incerte nonostante la tregua in corso.

“Dobbiamo soprattutto ricostruire i nostri cuori, non abbiate paura, dobbiamo essere uniti e forti”, ha detto il cardinale Pizzaballa, incontrando i parrocchiani e le persone accorse ad accoglierlo. Uomini, donne e bambini che — nonostante le difficoltà — hanno preparato un benvenuto festoso per il patriarca, accompagnato da una delegazione di religiosi da Gerusalemme. “Voi avete dimostrato, specialmente durante la guerra ma anche adesso — ha detto il porporato — che cosa significhi rimanere forti, siete una testimonianza vivente non solo di resilienza, ma di fede e speranza per tutto il mondo”.

“Non potete immaginare quante chiese, gruppi, associazioni, persone da tutto il mondo si sono unite per farmi essere qui”, ha proseguito Pizzaballa. Certamente, ha ribadito con forza, “non possiamo dimenticare che cosa è successo e non lo dimenticheremo mai, ma ora dobbiamo andare avanti”.

A raccogliere le sue parole e il suo incoraggiamento, come scrive Vatican News, c’era padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa latina della Sacra Famiglia a Gaza City, quella colpita da un attacco israeliano lo scorso 17 luglio, che provocò alcune vittime e danneggiò la chiesa. Ricevere il patriarca, ha spiegato il parroco – che nell’attacco di luglio rimase ferito – attraverso un video diffuso sui social media, è una “grande gioia”, “anche in mezzo a tante sofferenze”. La sua è “una visita molto attesa e molto apprezzata”, organizzata nonostante tutte le difficoltà tecniche, non solo relative alle pratiche dei permessi, ma anche alle infrastrutture. “Le strade sono distrutte”, e c’erano poi molti camion in attesa della merce destinata agli esercizi commerciali. “I prezzi sono scesi — ha spiegato Romanelli — ma la maggior parte delle persone non può permettersi di comprare i beni di prima necessità. Gli aiuti umanitari sono quindi essenziali per la maggior parte dei 2,3 milioni di persone” della Striscia, ha ricordato il parroco.

Appena è arrivato a Gaza City, il patriarca Pizzaballa ha fatto un giro nei diversi quartieri della città fino ad arrivare a quello di Zaytoun, dove — come riferisce padre Romanelli a Vatican News — “ha ricevuto una bellissima accoglienza da tutti i gruppi della parrocchia, i sacerdoti, le suore, i bambini, i malati, gli anziani, i membri della Commissione di emergenza, i rifugiati” e il personale della scuola, oltre che “gli alunni cristiani e musulmani”. “È stata la prima celebrazione che si è potuta tenere come scuola dopo più di due anni di guerra”, ha spiegato ancora il parroco. Una festa organizzata da insegnanti e studenti, tra canti, balli, discorsi ufficiali in arabo e in inglese e tanta gratitudine per il sostegno ricevuto dal patriarcato.

Un momento molto toccante è stato il gesto simbolico che si è svolto subito dopo. Il patriarca, con gli alunni musulmani e cristiani della scuola, si è recato davanti all’ingresso della parrocchia della Sacra Famiglia e ha liberato due colombe in segno di pace. «Erano tutti felici — racconta padre Romanelli —. Le colombe si sono librate nel cielo sopra di noi, sopra la chiesa e poi se ne sono andate. È stato un momento molto sentito», «un segno della pace che Cristo è venuto a portare e che noi vogliamo continuare a diffondere proprio con l’aiuto di Lui e di Sua Madre».

Il patriarca latino di Gerusalemme ha fatto poi visita alla chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, dove ha avuto un incontro con una delegazione di religiosi e con l’arcivescovo Alexios. Non è mancato il sostegno ai malati che il cardinale Pizzaballa ha incontrato personalmente ed ai quali ha impartito il crisma degli infermi. Al ritorno nella parrocchia, il patriarca si è unito ai fedeli, sedendosi tra di loro nei banchi e raccogliendosi in preghiera. Un pensiero particolare è stato dedicato alle due parrocchiane di Gaza uccise dal fuoco israeliano negli stessi giorni di dicembre di due anni fa. Il patriarca si è recato anche in visita alla sede della Caritas, nel quartiere di Al-Nasr (Gaza nord), dove ha incontrato personale e pazienti. Si è poi spostato nell’ambulatorio medico dell’Unione delle Chiese nel quartiere di Al-Rimal (Gaza ovest). Tra le altre tappe: il deposito di aiuti umanitari gestito dal Catholic Relief Services; l’ospedale arabo Al-Ahli, nella Città Vecchia di Gaza; l’ospedale giordano, Tal al-Hawa; l’università di Al-Azhar, Tal al-Hawa e nei campi per sfollati sul lungomare di Gaza City.


Ieri, infine, la Messa di Natale nella chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, in anticipo rispetto al 24 Dicembre quando il cardinale Pizzaballa sarà impegnato a Betlemme per il tradizionale appuntamento di mezzanotte. Durante la celebrazione, il porporato ha battezzato un neonato palestinese.: un gesto che forse più di tutti sintetizza il senso della visita di Pizzaballa a Gaza.

Tutte le foto – e il video – sono del Patriarcato Latino di Gerusalemme

 

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