TORONTO – Confusione? Avendola ammessa e molto sulle politiche governative riguardo a ciò che dovrebbe essere aperto e a ciò che dovrebbe essere chiuso durante questa pandemia, dovremmo notare il contagio di quell’illogica. C’è molto da fare.
Cominciamo positivamente. Molti torontini sperano/pregano da mesi per l’intervento e la leadership del Cardinale. Non sono tutti cattolici, ma riconoscono che i cattolici rappresentano il più grande gruppo confessionale singolo della GTA (circa il 33% secondo Statista. com; il 38% a livello nazionale) secondo l’ultimo censimento. I loro numeri danno ai cattolici potenzialmente un grande peso politico. In effetti, il prossimo gruppo più grande a livello nazionale è quello che non professa alcuna affiliazione religiosa, un numero notevolmente inferiore.
Quest’ultimo è guidato da una bussola pragmatica. La leadership cattolica invece riflette la timidezza di fronte alla crescente laicità e all’invasione del governo sui diritti individuali e sui diritti religiosi. Eppure c’è un elemento di verità nel lamento del Cardinale. La paranoia e l’isteria generate dalla crisi Covid-19 hanno provocato uno straripamento di problemi di salute mentale. Dove sono le teste sane quando ne abbiamo bisogno? Sicuramente non nella faziosità politica. Le chiese fornivano una guida, un social network di supporto – trasudano un senso di conforto e scopo. L’attuale governo le ha di fatto chiuse – i loro servizi si limitavano a pochissimi congregati alla volta-assomigliando a una riunione clandestina di alcuni agenti selezionati. La loro protesta è stata un piccolo piagnucoloso quasi- scusa.
Nel frattempo, coloro che sono motivati esclusivamente da interessi economici urlano attenzione e azione. I grandi negozi di vendita hanno i loro sostenitori nel Gabinetto Provinciale; i “ragazzini” imprenditoriali non ne hanno alcuni. L’illogicità dei negozi di alimentari, dei grandi punti vendita e degli LCBO affollati mentre le chiese sono virtualmente chiuse ha colpito tanti come strano. Viene negata perfino la dignità degli ultimi diritti. Persino i mausolei sono stati chiusi al pubblico o l’ingresso è stato severamente limitato alle visite ristrette. Cerimonie religiose e rituali che rafforzano i valori basati sulla fede nella loro pratica sono quasi scomparsi. Nessuno si è fatto avanti per sostenere i “fedeli” di qualsiasi denominazione. Nemmeno nel sistema scolastico cattolico costituzionalmente imposto.
Rispettosamente, ma purtroppo, questo ci riporta direttamente al Cardinale, che è il magistero sotto la cui autorità operano i consigli scolastici cattolici (nell’Ontario meridionale).
Così distante è diventata l’arcidiocesi dai programmi del più grande consiglio scolastico cattolico separato del Paese che i suoi fiduciari, giovedì scorso, hanno votato NON per “ricevere” una delegazione presentata sui principi delineati nel Nuovo Testamento e nel Catechismo Cattolico. Confusi? Quegli stessi amministratori hanno giurato in tre diverse occasioni un solenne giuramento di fedeltà alla leadership del magistero su questioni religiose. Giovedì, ancora una volta hanno respinto “il suo messaggio e [il suo] messaggero”.
In una Corte di giustizia, un giudice potrebbe ritenerlo simile allo spergiuro, al disdegno, o almeno come una violazione del contratto. Culturalmente, suggerisce che la loro parola non significa nulla. I genitori che, come ha detto qualche settimana fa un avvocato-presentatore, mandano i figli nelle scuole del Cardinale a causa della loro “connessione di fede” devono chiedersi: “La fede di chi?”.
Ha senso, Eminenza?
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