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Via tre ministri,
due rimpasti:
Ford paga pegno
sul caso Greenbelt

TORONTO – L’onda lunga della vicenda Greenbelt continua ad alimentare lo scontro politico in Ontario. L’esecutivo guidato da Doug Ford è nel mirino delle opposizioni, dopo che lo scandalo ha provocato un terremoto politico senza precedenti da quando il leader del Progressive Conservative ha assunto il potere nel 2018.

Venerdì, ventiquattrore dopo il clamoroso dietrofront del premier sulla concessione garantita in alcune aree protette che dava il via libera allo sviluppo edilizio, il ministro del Lavoro Monte McNaughton ha annunciato le proprie dimissioni, sottolineando però che la sua decisione di abbandonare almeno per il momento la politica attiva per tornare nel settore privato non aveva alcun collegamento con le vicissitudini legate al Greenbelt. Fatto sta che il passo indietro del ministro ha provocato un nuovo rimpasto di governo, il secondo nel giro di poche settimane: David Piccini è stato promosso al portafoglio del Lavoro e dell’Immigrazione, Andrea Khanjin è diventata ministra dell’Ambiente, Todd McCarthy ha assunto l’incarico di ministro dei Servizi Pubblici e delle Imprese, mentre Vijay Thanigasalam è stato nominato ministro associato dei Trasporti.

Mischiando ancora le carte, Ford ha intenzione di compattare la compagine governativa per cercare di superare questo momento di grande difficoltà, che si sta traducendo anche in una flessione evidente nel livello del consenso dopo cinque anno al potere. Ma le opposizioni continuano ad essere sul piede di guerra e spingono per ampliare gli accertamenti sulla questione Greenbelt.

Dura la presa di posizione di Marit Stiles. “Un altro giorno, un’altra dimissione e un altro rimpasto di governo – ha dichiarato la leader dell’Ndp – dopo che la crisi della corruzione della Greenbelt che dura da un anno continua a lasciare più domande che risposte agli abitanti dell’Ontario”. Stiles ha pure criticato la nomina di Piccini.

“Dopo aver improvvisamente realizzato l’importanza della Greenbelt, Ford ha nominato un ministro del Lavoro i cui più grandi successi come ministro dell’Ambiente includono: essere stato in silenzio mentre il governo toglieva il potere alle autorità di conservazione, aver nascosto un rapporto sul clima schiacciante agli abitanti dell’Ontario per otto mesi, aver tolto lo sguardo dalla fuoriuscita di Mimico Creek e non aver detto quasi nulla sulla Greenbelt”.

“Il premier Ford ha sprecato un intero anno che avrebbe potuto essere speso per implementare soluzioni reali, offrendo case a prezzi accessibili per le persone laboriose della nostra provincia invece di questa assurdità”.

Ora l’intenzione di Ford, dopo il rimpasto di governo, è quella di voltare definitivamente pagina sulla questione del Greenbelt di ridare slancio all’azione di governo sul fronte delle politiche abitative, quella che è considerata la prima priorità da risolvere non solo per l’esecutivo provinciale, ma anche per gli altri due livelli di governo. Ed è quindi in questa ottica da rileggere l’incontro della scorsa settimana con il sindaco di Toronto olivia Chow, un meeting nel quale è emersa la volontà di collaborare per dare slancio alle politiche di sviluppo urbano e di fare sponda contro il presunto immobilismo da parte del primo ministro Justin Trudeau.

Infine resta da capire come su muoveranno gli imprenditori edili che si sono visti dare e togliere la concessione nel giro di pochi mesi: in linea teorica potrebbe portare in tribunale il governo provinciale, ma fino a questo momento non è stato fatto alcun passo verso questa direzione.

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