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Vaccini e ritardi, polemica infinita in Canada e in Italia

TORONTO – Fare la voce grossa o giocarsi la carta della trattativa lontano dai riflettori? Sono essenzialmente due gli approcci da utilizzare per affrontare l’emergenza provocata dal ritardo delle consegne del vaccino Pfizer. A causa di problemi logistici in un suo stabilimento in Belgio, il gigante farmaceutico americano nei giorni scorsi ha dovuto tagliare la produzione, provocando scompensi significativi nelle forniture del vaccino in Canada e in Europa.

Nel nostro Paese, come ha confermato Justin Trudeau, il taglio dei rifornimenti avrà delle ripercussioni rilevanti: la prossima settimana non arriverà nemmeno una dose, mentre nelle tre settimane successive – a meno di cambiamenti dell’ultima ora – le dosi saranno dimezzate rispetto a quelle previste.

Il taglio è stato sentito in tutte le province. In Ontario a subire un forte rallentamento è stata la campagna di vaccinazione nelle case di riposo a lunga degenza al di fuori delle quattro regioni considerate hotspot dal governo provinciale.

A Toronto il primo centro di vaccinazione della provincia – il Metro Convention Centre – inaugurato appena lunedì con la prospetti va di portare avanti un progetto pilota di sei settimane, dovrà fermarsi oggi, in attesa dell’arrivo di nuove dosi.

Il primo ministro, di fronte al ritardo della Pfizer, ha optato per un approccio soft, avviando la rete dei canali diplomatici per cercare di risolvere la situazione senza creare troppe polemiche.

Un atteggiamento, quello di Trudeau, che non è piaciuto al premier dell’Ontario Doug Ford, che invece ha chiesto pubblicamente alla Pfizer di rispettare gli accordi.

Anche in Italia, come nel resto dei Paesi dell’Unione europea, i problemi logistici in Belgio hanno provocato numerosi grattacapi. L’Italia, per voce del commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Arcuri, ha deciso di lanciare un segnale forte. “L’Italia – ha dichiarato – è pronta a intraprendere nei prossimi giorni un’azione legale contro Pfizer per il rallentamento nella consegna dei vaccini”.

Nel Belpaese, a differenza che in Canada, si è registrata una sostanziale unità di intenti. “Ho ricevuto – ha aggiunto – una unanime solidarietà da parte di tutti i presidenti delle regioni e delle province autonome del nostro paese nel corso della riunione appena conclusa alla presenza dei ministri Speranza e Boccia. La tutela della salute dei cittadini italiani non è una questione negoziabile. La campagna vaccinale non può essere rallentata, tantomeno per le somministrazioni delle seconde dosi ai tanti italiani a cui è stata già somministrata la prima”, afferma Arcuri.

La linea dura sposata dal governo di Roma sembra aver avuto degli effetti immediati. Ieri i responsabili della Pfizer hanno annunciato una accelerazione nella produzione del vaccino: entro febbraio – hanno fatto sapere – saranno assorbiti tutti i ritardi registrati a gennaio.

“Pfizer – ha detto ieri Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico – ci ha assicurato che i ritardi sulla consegna dei vaccini sono già superati. Si è trattato di problemi logistici, non di produzione e quindi il ritardo di questa settimana sarà recuperato”.

Insomma, il problema è in via di risoluzione. In Canada, invece, almeno per ora non ci sono novità sull’eventuale recupero dei ritardi.

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