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Un italocanadese alla conquista del calcio italiano: “Qui al Venezia ho realizzato il mio sogno”

TORONTO – Da bambino aveva nella sua camera un poster di Alex Del Piero. La passione per il calcio italiano gliela aveva trasmessa nonno Giovanni, una passione coltivata negli anni che con il passare del tempo è diventata un’opportunità di lavoro: e oggi Gianleonardo Neglia (nella foto sopra), nato a Toronto 38 anni fa, è entrato nel calcio che conta. “Si, posso dire di aver realizzato il mio sogno” dice al Corriere Canadese. Neglia dallo scorso agosto è Assistant Sporting Director del Venezia FC, sorpresa del campionato di Serie B, terza in classifica appena a due lunghezze da quel Parma capolista battuto nell’ultimo turno del campionato cadetto con un roboante 3-2. Giovane, preparato, ambizioso: il dirigente italocanadese nella compagine veneta si occupa soprattutto di calciomercato e dei giocatori che la società lagunare ha dato in prestito.

“Lavoro con il nostro direttore sportivo Filippo Antonelli e il nostro direttore tecnico Cristian Molinaro, siamo in tre nell’area sportiva. La cosa principale di cui mi occupo sono i nostri giocatori in prestito e il mercato, soprattutto quello internazionale. Con la giornata tipo che si divide tra i compiti in sede e il campo d’allenamento”. Anche perché il suo ruolo è anche quello di avere un contatto pressoché quotidiano con l’allenatore Paolo Vanoli e la squadra. “Da quest’anno – continua – abbiamo il nuovo centro sportivo. Possiamo lavorare in ufficio e poi andare al campo e stare vicino alla squadra. Tra i miei compiti c’è quello di mantenere i contatti con le squadre dove abbiamo i giocatori in prestito: studio i dati e le statistiche delle partite precedenti, parlo con gli allenatori per capire come stanno andando i nostri ragazzi, se stanno facendo progressi”.

Nato e cresciuto a Toronto, famiglia materna originaria di Abbateggio in Abruzzo (dove sono nati i nonni Giovanni e Carmela Di Pierdomenico e la mamma Rosanna), famiglia paterna siciliana di Baucina dove è nato il papà Joseph, Neglia ha lavorato per alcuni anni nei Blue Jays, prima della laurea in Global Sport Management e il master alla Football Business Academy: questa esperienza gli ha aperto le porte del Venezia, come tirocinante, prima della firma del contratto per l’attuale incarico.

A scorrere i nomi della rosa, si scopre che il Venezia FC è davvero diventata una squadra globale, con calciatori provenienti dall’Islanda, dalla Russia, dalla Finlandia, dagli Stati Uniti: una fucina di giovani talenti scoperti in tutta Europa e oltre, pronti a fare il grande salto nel calcio che conta. Ma non è un caso: la composizione della rosa parte da una filosofia di fondo voluta dal presidente americano Duncan Niederauer.

“Venezia – sottolinea Neglia – è una città internazionale, la nostra proprietà ha sempre pensato di usare questa forza per i giocatori stranieri. Nel contesto del calcio italiano Venezia è una società ancora piccola, non possiamo spendere 15 o 20 milioni per un giocatore. Dobbiamo invece andare a scovare dei giovani prospetti con i nostri osservatori: cerchiamo delle opportunità soprattutto all’estero”.

Una sfida, quella dei lagunari, che sguinzagliano per il Vecchio Continente scout in cerca di campioncini in erba da far maturare prima della definitiva consacrazione.

’’Abbiamo un capo scout, Antonio Cavallo, che coordina il suo staff. Almeno due volte al mese facciamo una riunione tutti insieme, noi tre e il capo scout, parliamo con mister Vanoli e decidiamo sulle necessità. Per esempio noi in questo momento abbiamo bisogno di trovare un terzino destro. Parliamo col mister: che tipo di caratteristiche vuole? Vuole un terzino che abbia gamba, uno che invece lancia palloni o fa cross: quindi ascoltiamo le esigenze dell’allenatore. Noi non chiediamo mai nomi, noi lavoriamo solo sulle caratteristiche. Dopo parliamo con Antonio Cavallo, è lui che gira per l’Europa e che tra video e dal vivo vede 5-6 partite al giorno. Lui comincia a lavorare e prepara una lista di 10-12 nomi. Di questi iniziamo a visionare i video, tra questi ne scegliamo 2 o 3 e a quel punto andiamo a vederli dal vivo. Da questo processo di scrematura si arriva infine alla scelta”.

E le trattative, come conferma Neglia, spesso sono lunghe e complesse, cariche di insidie e incognite. “Un esempio? Uno dei nostri difensori centrali, Jay Idzes, olandese, l’abbiamo preso a luglio: era in scadenza, a gennaio l’abbiamo identificato come opportunità, perché sarebbe diventato parametro zero e giocava nella A olandese. Abbiamo cominciato a seguirlo, abbiamo contattato il suo procuratore alla fine del campionato, lo abbiamo invitato a Venezia per fargli vedere il centro sportivo, lo stadio, e alla fine lo abbiamo preso. Questo è il lavoro per un parametro zero: è stato un lavoro durato sei mesi”.

Il Venezia è partito molto bene e non nasconde le proprie ambizioni. “Noi giochiamo una partita alla volta. Sognare non costa nulla, siamo partiti bene, ci troviamo bene in classifica. Abbiamo una squadra forte, una rosa con giocatori bravissimi. Io dico sempre che vorrei arrivare a gennaio con 35 o 40 punti, così sappiamo di essere salvi e da lì si può iniziare a pensare ad altro. La B è un campionato difficile, molto competitivo, è una guerra”.

Sono tanti i giovani talenti nella rosa del Venezia, ma Neglia si dice pronto a scommettere su uno in particolare. “Mikael Egill Ellertsson, islandese. Lo abbiamo preso a gennaio titolo definitivo dallo Spezia, è un Under 21, questa settimana è stato convocato. Mezzala fortissima, può arrivare a giocare in A, ma anche a grandi livelli. Abbiamo fatto un investimento su di lui e lui sta giocando davvero bene. È giovane, e quindi in alcune partite soffre un po’, ma ha tutte le qualità per sfondare”.

Il discorso scivola poi sul calcio nordamericano. “È cresciuto tantissimo, l’Mls per me è diventata tra le 15 divisioni top nel mondo. Ovviamente non puoi paragonarlo con una realtà come quella italiana. Hai i grandi giocatori gli Insigne, i Bernardeschi, poi hai tanti giocatori di livello più basso: invece in Europa e in Italia è diverso, la A è un’altra categoria ma anche in B la media del giocatore è alta. Qui hai Insigne e Bernardeschi e con loro un giocatore che l’anno scorso giocava nella York University e che guadagna 40mila dollari. C’è tanto dislivello”.

Neglia infine sottolinea l’importanza delle statistiche, un aspetto questo che fino a qualche anno fa era considerato marginale e che ora invece è parte integrante nell’analisi dei calciatori. ’’Sì, è uno strumento importante, una risorsa extra, perché il calcio è indietro con gli algoritmi, le analisi dei dati, ma in questo momento sta crescendo. Noi le usiamo per decidere sui giocatori, sulle scelte tecniche: non è l’unica cosa ma è una risorsa che usiamo. Io ad esempio guardo sempre i dati e le statistiche degli ultimi 20 minuti della partita. Dal 70’ al 90’, perché per me le vinci o le perdi in quei momenti: analizzo i dati dei nostri giocatori proprio in quei 20 muniti. Se hanno gamba, se stanno bene fisicamente, se abbiamo utilizzato i nostri cambi per spaccare la partita. Questo mi dà un po’ di informazioni che forse non vedi a occhio nudo”.

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